Dicono di GZ

23.12.08

Natale e Bello [sick]

Caro Babbo Pratale,
mi hanno appena consegnato un bigliettino, e io te lo giro perché sei tanto buono e soffice.
Non so chi fossero quei tipi dall'inquietante e serafico risolino, ma mi hanno cambiato la vita da così a così [da 180 gradi a 182,7 gradi].
Ecco il bigliettino, con i migliori auguri e i migliori conati tipografici, indicati con "[sick]" tranne che nel caso degli apostrofi. A proposito, dimenticavo: il titolo della poesia contenuta nel bigliettino (opera di Tiana G. Zeta-Apollonii) è "L'apostrofo erratico".

L'apostrofo erratico

Ogni anno pien' di luci le nostre stanze.
Intorno al Vitell' d'oro giriamo in danze.
Le pance son piene, ne abbiamo a sufficienza.
Natale è bello, noi amiamo le usanze.

Regaliamo e doniamo, chissà perché.
Chi conosce il ver' amore e dove è?
Niente da dare, il nostro cuor e [sick] privo.
Che voul' [sick] dir' che Dio ci ama e che Gesù è vivo?

Tutto sembra assurdo, tutto è cosi svelto.
ogni anno lo stesso, senza saper' perchè l'abbiamo scelto.
Niente si cambierà, perchè non abbiam' mai tempo.
Neanche a natale - passiamo un breve tempo di raccoglimento.

Resta solo da chiederci: perché tutta questa festa?
Chi è Gesù e dopo la fine, a noi, che ci resta?
Ma non ci pensiamo, a noi ci bastano le luci, da mangiare e i regali!
E i cuori vuoti - Come bello è il natale!

In calce al bigliettino:
Cari lettori vi auguriamo BUON NATALE. Se ti interessa cose [sick] il vero natale, visita il sito diobuono.it. Ci troverai buone [sick] filmati, interventi e notizie. Ti piacerà senz'altro.

Non posso che unirmi, cari lettori, nell'augurio di buon Pratale, con la più fervida speranza che i vostri parenti non abbiano a godere delle vostre sconfitte a Tombola (tm), "il gioco più spumeggiante della stagione" (The Jaccazine).

5.12.08

Ambrogio de' Bolcioni

Salendo sul treno (verso un'inutile perdita di tempo) e cominciando a cercare un posto vuoto, mi sono tornati in mente i versi dell'unico sonetto superstite di Ambrogio de' Bolcioni, vissuto in Ripa d'Arno per troppo tempo e aduso ai lunghi viaggi. Ve li mostro in editio princeps.

Cercando dell'umane genti il vuoto -
se per cittadi o pur in carovane
che ' crinali ascendan tra le lontane
plaghe - ché solitario ondeggi al Noto

del faticoso petto il pio vessillo,
consunsi in cerca misera liete ore,
sì come stolto prova a cavar fiore
(s'anco Efesto) di diamante o berillo.

Fugge il tempo, e ammantasi, e il cerchi indarno
frugando il viver tetro al fioco aprire
dell'ispida caligo in lume scarno,

ché pare ancor di meno trasparire.
Sicché la vita manda in ventre d'Arno
o godi tu del correr et fuggire.


Chi vi ricorda la figura del tempo che si ammanta e sfugzge?

24.11.08

Se il piove treno possiamo andiamo [metti in ordine]

Titolo aggressivo (?) per questo importantissimo (??) post di - l'avete già capito? - DRO-SAN! (???)
Riprende il diario di un delirio vitalizio.
Oggi ho preso il treno che pioveva. Nel senso che:
1) ho preso il treno mentre pioveva giù la miseria bigia di tutti i santi idraulici;
2) ho preso il treno il quale treno pioveva.
Per capire il senso n. 2, bisogna sottintendere che i treni di amica Treny Talia (!) avevano tutti, ma proprio tutti (!!), una bella botta di ritardo (!!!). Cosicché questi erano i ritardi dei treni più noti:

Massa C. [Centro] 01.23
Massa C. [Ciuccoli] 45.67
Massa C. [Chussets] 89.01
Massa C. [Carrara] 23.45
Massa C. [Corporea] 67.89
Livorno M. [Meritoria] 01.23 (come Massa C.)
Eccosi (via Dicendo) 45.67
[omissis]

Ora, con queste nuove nozioni, capirete che ad attendere il treno delle millemila meno un quarto eravamo così tanti che il più fortunato è riuscito a sedersi sulla punta dell'ombrello di uno morto in una cappelliera rotta.
Ma dove mi ero piazzato io - il posto più intelligente, per un viaggio invernale, cioè giusto al di qua delle porte del treno - c'era anche l'acqua che trapanava dal tetto del vagone: grazie, amica Treny Talia. Mi ci è voluta mezz'ora per sedermi giusto accanto a Grande Capo Alito Viola.
Sceso dal treno mi sprofondo nel sottopassaggio di S. M. N., saluto Babbo Natale, e riprendo l'anabasi verso il Conservatorio, dove la cara ABC mi bacchetta su ogni ditino sbagliato (e fa bene). Ovviamente perdo il treno del ritorno e salgo su quello che va a Livorno M. e che ferma in tutti i posti del mondo (compreso Buo D'Iulo, un budello di case nella profonda dimora d'Ascanio).
Scendo a Pisa M., dove la mensa mi accoglie a ventri aperti. Poi torno a casa, riesco subito per andare a maneggiare Bembo e il suo Culex in biblioteca, dove però mi dicono: Oggi un.zi pole popio. Grazie, amica Bibly O' Techa.

Tutto quello che ho detto finora serviva solo a giustificare la girella con l'uvetta da DP. Ma chi sa giustificare quello che gli ameni punti di spillatrice, tolti dalla carta e piombati sul tavolo in ordine sparso e lievemente ritmico, mi hanno detto?


Soprattutto, cosa volevano dirmi?

30.10.08

Barzelletten

Questa ve la devo raccontare: i recenti fatti di Roma non sono palesemente, odiosamente fascisti, no no!

--- scusate, me l'ha raccontata Virga, sto ancora raccogliendo le costole ---

22.10.08

13 giorni

Ebbene sono 13 i giorni che, pur essendo tutti trascorsi dalle 0.00 alle 23.59, non hanno visto un aggiornamento del blog. Numeri a parte, come tutti voi che non leggete il blog sapete benissimo, sono stati giorni intensi e preparano una via crucis che durerà temo fino a novembre inoltrato. Una tesi di 800 pagine da leggere ("voglio la tua opinione"), una tesi di 800 pagine ancora da scriversi ("devi farti il culo"), un seminario su trasposizioni e non autorizzate insondabili devastanti mutazioni di at in et ("gli anziani vanno per primi, e tu sei tra i primi...") - tutte le citazioni tra virgolette sono tratte da Jenny Odelmale, L'uomo senza filtri. Una storia di infrastrutturalismi, La Spezia: Rieducational, 1941 (revisione di B. & A. Trice-Laizz, Pisa 2008).
Poi i mobili che aspettano d'essere messi in essere, la protesta che non mi va di fare ma che va fatta perché siamo velleitari, il variopinto dispiegarsi di scelte di vita o di morte...
"Bwahbwahbwah, 13 giorni non ti basteranno mai": ti odio, GZ, perché mi infondi delusione. Consoliamoci col carosello:

Velleità I


Velleità II, ovvero Il mobile immobile


Velleità III, ovvero La nostra vita appesa un filo


(Il muro di Erika)


(Aspettando il Paleografo)

9.10.08

I like Ike(a)

Oggi giornata da folli (come ogni giornata affidata a Trenitalia) per andare - para para pa para pa pà - all'Ikea, "lo shop che fa per tchea...". [vomit, vomit]
Il cielo era più mite del solito, come la seguente diapositiva dimostra:

Ma non Trenitalia, lei non è mai mite, e il binario 7 diventa il 15.203 con la stessa facilità di scottura della Pashta-Menza; quattro vagoni diventano subito uno, perché loro sanno risparmiare sulle quantità --- non come questo maniaco delle moltiplicazioni:



Ma non importa: una Firenze più in là, abbiamo mangiato dei simpatici pasticcini prima di imbarcarci sulla navetta Ikea, una simpatica corriera azzurra che ti porta verso il paese dei balocchi (e "ti adesca tra le viuzze confondenti del ginepraio capitalista", The Jakazine).
Una volta arrivati, armati di faretra Ikea, làpisse Ikea (spuntaso) e foglietto anch'esso impercettibilmente Ikea, ci siamo fatti strada tra le combinazioni di ripiani e akei che, l'avrete capito, sono la ragione stessa dell'esistenza di Ikea. Il percorso faticoso ci ha portato alla cassa con un groppone di diverse centinaia d'euriboyah (la valuta di Ikea) ma con tanta soddisfazione per aver garantito alle multinazionali il supporto di quanti le rinfacciano a parenti e nemici simili.
La propaggine locomotiva della giornata (leggi: treno per la Spezia che raccoglieva un treno per Pisa, magicamente soppresso - una prece), all'inizio dolcemente afrorosa e raccogliticcia, ci ha infine permesso il ritorno nel Crepuscolo de' Civili, che così figuravasi:

Ma la dolceamara e persistente reazione a lungarni e cloache è stata una volta tanto meno amara, al pensiero che ieri questo sperdutissimo budello dello spazio si è animato di un insolito sentore repubblicano, che (per truzzoconvulsocioeffamolo che si sia rivelato in parte) ha deciso di imprimersi così:

Ce la faremo?

6.10.08

Dimenticavo...

...Pisa mi ha offerto una nuova occasione di convincermi che dopotutto può essere addirittura affascinante:

Relax, take it easy (Mika Cosiffacile)

Provo a spiegarmi con più tranquillità.
L'ultimo martedì è stato veramente un pandemonio, perché quello schifoso di Giaccazaino ha fatto in modo che il trasloco fosse ritardato: non solo dalla lentezza di comprendonio di Mr Europcar, ma anche da quella (ben maggiore) di Maurice de Papigny e Luszy Mona'cz ("deve venì irmèdio chevviene duvorte ognanno: deve venì popio oggi in tutto l'anno, vindi 'un poi parcheggià neircortile"). Superati questi ingombri, quelli (ben maggiori) di pacchi, pacchetti e pacchialRazzo (ebbene sì, sono io Lazzerins!) si sono fatti più molesti: avremo percorso sì e no 100km in qualche centinaio di bustrofedici carica-e-scarica. Qualche km più in là, invece, la Ca' Somaicy-Strindjamow ci ha accolti a porte aperte (almeno per le ante che si aprivano), e ora assomiglia un po' a questo luogo di allegrezza (solo per la scatolosa estensione, s'intenda bene).
Nel nuovo nido di domestico convivio, abbiamo: eroso le ataviche lordure della cucina, combattuto i Macchioni Imperituri sul pavimento del bagno (ciao, amico Riocasamia), addomesticato l'incontenibile gatta Minù (o Minou, non lo sappiamo); io ho anche scoperto che il mio superudito è ancora più super e meno erudito di quanto pensassi: ho dovuto comprare i tappi per (fingere di) non sentire la caciara di via Prat Hale, e quella della tipa della casa di sopra, e quella dell'autoclave rotta, e quella del materasso cigolante --- grazie per l'udito, mamma natura.
Noie a parte, l'esperienza è veramente un ristoro: finalmente una cucina diversa dal bagno, un bagno diverso dalla stanza da letto, e una casa diversa da una stanzetta. Poi è tanto grande che ci staranno dentro tutte le nuove amiche Billy della Contea d'Ikea.
Ma cosa sono io? Un dottorando? Un clavicembalista? O non sarò forse la reincarnazione di Wilamowitz ("sai che sono morta?").
In conservatorio è andata piuttosto bene, come già anticipavo, salvo il minimo dei voti (ok, è indicativo, è solo un'ammissione... ma deh!) e le funeste parole alate della prof.: "è facile entrare ma è altrettanto facile uscire" (diapositiva del proverbio: hic tange). Quindi sono un clavicembalista want-to-be.
Al SUM (quello della nota frase cogito ergo s.u.m.) è andata bene, dicevo già, e se non altro ho una borsa assicurata. Spero però di rinunciare in favore di un'altra, ben più allettante. A proposito, oggi c'è l'orale (che è esattamente in quel doppio senso: quale? questo!). Speriamo bene... Comunque, sono senz'altro un dottorando want-to-be.
Ma da grande farò il pompiere.



Oppure l'elettore onesto.
Oppure l'eminenza grigia.
Oppure il vendicatore mascherato.
to be continued

5.10.08

Ultimo martedì e settimana successiva

Alloratuttodicorsa- l'ultimo martedì è stato un pandemonio, né si può dire che il resto della settimana sia andato tanto meglio. Tanto per riepilogare, questo è lo stato (più concreto che metaforico) della mia vita attuale:

quegli schifosi pacchi che ossessionano il mio presente!!!
Poi sono entrato in conservatorio e al sum di Firenze, ma domani ho l'orale del confezionamento (altro pacco di pacchi). Inoltre vorrei scrivere 10.000 altre cose ma c'è qualcuno che mi aspetta per andare a cena (ora non più illegalmente, visto che ci hanno ottriato una proroga della tessera - ma grazie al razzo di Lazzerini, direttore!). Spero di mettere ordine nella mia sintassi, presto molto.

29.9.08

Postilla

Qualcuno sa dirmi cosa c'entra giù nella seguente frase? (tratto da repubblica.it, dove .it significa 'basta con l'italiano').

l'escamotage usato dal regista per spiegare lo scatenarsi dell'eccidio - e presente giù nell'omonimo romanzo di James Bride (edito da Rizzoli) da cui è tratto - è di quelli naturalmente destinati a far discutere: a provocare il massacro, nella finzione letteraria e cinematografica, è infatti un partigiano.
C'era qualche motivo per dire giù? Forse è uno zerbino-libro? Oppure è il guanto di Giaccazaino che si annida nella tua ombra e ti prende al collo con pretestuose querelles cinematografiche?

Ultimo lunedì

Lunedì è il giorno in cui è meglio fare entrare le barrozze, ma non è detto: il mercoledì restavano fuori (vadite retro!), e il venerdì entravano per forza (per cambiare gli asciugamani """bianchi"""). Quindi c'era l'opzione 'cestino fuori dalla porta', e quella 'soqquadro' (l'unica parola con due 'q', nonché l'unica cosa che gli riesce di fare). Regolarmente c'era una lezione alle 8.30 del lunedì: i primi anni """greco""" (le virgolette fanno riferimento al già citato Esperienza di Cocomero), poi sanscrito, poi letterature comparate (perché questo era). Ma Dro-san è nato una mattina piovosa di lunedì, quindi è abituato a fare cose faticose di lunedì mattina.
Lunedì era anche il giorno dei buoni propositi: "Massimo domani vado a fare il versamento" (due mesi dopo: "C'ho ancora quel versamento da fare, non è che avrò perso il bollettino?"), oppure "Sta settimana comincio a studiare per il colloquio" (il giorno del colloquio: "Cosa m'invento stavolta? Al mostro lampada ci hanno già pensato..."). Era anche il giorno pieno di seminari e lezioni tutto il giorno, con la prospettiva (almeno in mensa vecchia - anzi, anche stasera) di un brodo di patate che a un certo punto è stato soprannominato parmentier (leggi parmentièrre); il formaggio e il pepe lo nobilitavano.
Quest'anno il lunedì è il giorno dell'orale, del trasloco (che lo fa magicamente diventare martedì), del filiamo in biblioteca a cercare pane lasciato incustodito. Allegrezza.

Ultima domenica

In ottemperanza al 'ghirismo domenicale', scrivo di lunedì le cose della domenica (e più tardi quelle dello stesso lunedì, che è sempre il giorno più incasinato).
La domenica era il giorno in cui dormire un po' di più non era un optional: le feste del sabato sera (feste tra gente che neanche si conosce, feste che-tanto-bevendo-non-c'è-bisogno-di-conoscersi) avevano tramortito i miei neuroni e così la sveglia non suonava, permettendomi di dormire fino a tardi (che nel mio lessico - a quanto pare piuttosto dissimile dal comune - significherebbe 8.30/9.00). Dopo la sveglia e la colazione con i cartoni animati, una camminata avrebbe onorato il mio perenne istinto a passeggiare, possibilmente grazie anche all'apporto di un budino di riso o ricotta a Dorcepisa, oppure di un semolino al cioccolato di Sarza (oh, è scritto popio 'osi!). L'accordatura settimanale di Tschembly è perlopiù domenicale: quindi inutile, visto che non lo userò probabilmente fino a giovedì, e anche difficile per il contemporaneo tramestio delle campane (tutte sfalsate di diversi quarti d'ora, a Pisa).
Quando c'era la mensa vecchia, era (come ricorda Tarty) la volta dell'aglioliopeperoncino (un derivato del Giaccazaino comune) e soprattuto del pasticcino (che per me era sempre il fungo al cioccolato, con l'alternativa del bignè). Spesso però il secondo era lo stracchino (anche se non so esattamente perché). Invece ora nella mensa nuova fanno sempre gli gnocchi di panna con panna di asparagi e panna sciolta, la carne di bove ostrogoto con funghi alaskani e simili amenità (che per me si riducono sempre alla frase: "per me il solito" = pasta in bianco). La sera ci sarebbero stati i Sofricini) e probabilmente un gelato riparatore (e una volta c'era anche Coppelia, ora solo De' Coltelli - affilatissimi, di questi tempi). Il resto non macrofago della giornata sarebbe passato a cazzeggiare in attesa del lunedì massaio. E per tutto questo, amica domenica stipendiata dallo Stato, ci manchi già. Dimenticavo: la domenica è spesso il giorno in cui torna The Maximum Zaronn - e per questo, cara domenica, non mi mancherai mancopenniente.
E ora a caricare i pacchi del lunedì (manco fossi Pupo...).

27.9.08

Ultimo sabato

Vediamo se riesco a tenere a diario tutti gli ultimi giorni nella 129 (che non è la macchina di Paperino, la cui targa è formata dalle cifre di pi greco + 0,01).
< /delirium tremens >
Oggi è giornata veramente delirante: cominciando a fare i pacchi (che ovviamente non bastano - non basteranno mai! VI ODIO! NON MI AVRETE!!!!), mi sono reso conto che ho tantissimi libri di cui non mi farò niente e non mi sono fatto niente per 5 anni. Certo le mie ...00 edizioni critiche et similia saranno comode (quell'unica volta che dovrò consultarle). Ma i romanzi di Faletti? I fantasy di Terry Brooks? Le memorie della Montalcini? L'erbolario di famiglia? La storia economica e sociale del vicino oriente nel medioevo? La biografia di Rasputin? Gli Arcana Mundi?
Ma vogliamo parlare di tutti quegli altri, di quei mille libri sugli etruschi, sui Fasti di Ovidio (ma perché, Dro-san?!), sull'odiata storia romana, sull'Appendix (boia), sulle letterature del mondo: vorreste farmi credere che, per il fatto di essere più plausibili, mi serviranno mai a qualcosa?
Eppure i sabati di tante settimane sono trascorsi ora al mercatino mensile (libri), ora da Feltrinelli e Fogola (i primi anni - comunque libri), ora a suonare (prima il piano, poi il cembalo - per cui, ovviamente, servono spartiti e ...LIBRI! su rieducational channel).
Spesso il sabato è stato anche il giorno in cui cominciare gli esami di lunedì (ma in realtà era venerdì e l'hanno spostato); il sabato è il giorno che i pisani latitano più del solito dalle mansioni civili, e inevitabilmente doveva finire in cazzeggio più o meno impegnato alla ricerca di un'alternativa al consorzio umano: LIBRI!
Ora questi simpatici amici, amati da me come dagli acari (Acarus Giachazainis), sono in parte finiti negli scatoloni che presto solcheranno la soglia di Ca' Somaicy-Strindjamow. Gli altri mi ridono in faccia dai loro spalti di legno, loro che ancora non sono stati rimestati nei polverosi calderoni del trasloco, loro che dovranno in qualche modo essere vinti. Infinite libbre di libbbri!!!
Aggiungiamo per completezza: il sabato è quando le barrozze cominciano a gridare un po' più tardi del solito; quando pensavi di avere fatto presto, e invece... ma tanto...; quando in mensa, di sera, non ci sono gli sfigati [= è deserto]; quando i tòst (!), e ho detto tutto.

26.9.08

Ultimo venerdì

Ultimo venerdì della mia vita nella stanzetta, la 129 temuta dagli scienziati e da me stesso. Il commiato finale sarà più onorifico; per il momento mi limito a ricordare che solitamente il venerdì:
- le bimbe entravano a distruggere i miei effetti personali ("un.zi sa.mmai che un giorno 'un arrivi l'effebiì a.ccercarti, 'osì 'un scoprano niente"), e io le ringraziavo con bestemmie a denti stretti; il prossimo venerdì non ci sarà nessuno pagato dallo Stato per pulirmi la stanza, e improvvisamente mi sento più saggio;
- mi preparavo per l'ultimo giorno di palestra della settimana, e una volta tornato facevo il bucato con la tuta sporca e le altre cose, ovviamente nelle lavatrici interrate nelle viscere del Timpano: che noia raggiungerle, scendendo le scale, aprendo il pesante portone del Timpanino, entrando al Timpano, ridiscendendo al seminterrato, e poi di nuovo tutto al contrario. Meno male che ora avrò la mia lavatrice, meno male: ora pago tutto io;
- mi dicevo che per la biblioteca c'è il sabato (e il sabato mi sarei poi detto "c'è il lunedì"), preferendo andare a zonzo per commissioni di dubbia improrogabilità; oppure andando a suonare in Istemmi (che da quando la frequento io è "Sala Be-Stemmie", vista la recente mania delle barrozze di spostare malamente il clavicembalo). In caso di convegni (solitamente dei prosperi storici o del bel trambusto di fisici... puff pant) il venerdì si trasformava odiosamente nella giornata di biblioteca (almeno fino a pranzo), con la rabbia aggiuntiva della chiusura settimanale di Dorcepisa. Ora forse resta solo Dorcepisa, che almeno negli altri giorni è aperto: chissà che ne sarà dei miei rapporti con Istemmy, Bib, e le altre simpatiche infrastrutture del Normal-Zoo;
- sicuramente qualcos'altro viene fatto di venerdì, chissà cosa (me lo ricorderò quando non potrò più farlo).
L'ultimo venerdì sarà invece trascorso a fare scatole (anzi, a preoccuparmi del fatto che devo imballare, senza di fatto riuscirci) e a strizzarmi nell'attesa dei (veramente?) agognati risultati del sum. C'è chi di venerdì, invece, ha salvato il mondo da serpenti, omini storpi e armati di forca, preti, giaccazaini (tm) e cossigandreorluschi (ma queste tre categorie si sono salvate con la mitosi, e per ciò noi le detestiamo).
DIMENTICAVO: E come ogni venerdì, ecco la pissa a ricordarsci che...

23.9.08

Conservatorio

Ebbene sì, cari amici che non leggete il blog, quelli di voi che già lo sanno, lo sanno già, ma do agli altri non-leggenti la notizia che mi hanno ammesso in conservatorio.
Questa la frase di accoglienza della prof. "è facile entrare ma è altrettanto facile uscire".

20.9.08

Ho mangiato la mia ragazza

Non riesco a trovare video su youtube, è assurdo...
Vabbè, accontentatevi del testo (anche perché l'audio - vista la perpetua stecca del cantante - è omissibile) de "Ho mangiato la mia ragazza", presentata dal gruppo "La sintesi" a Sanremo 2002.

Dottore ho urgente bisogno
di parlare un po' con lei
ho instaurato un rapporto morboso
con la mia ragazza.

Ho chiuso tutte le porte con il mondo
ho dormito abbracciato ai suoi vestiti
volevo quasi fermarla nell'ambra
ma poi ho capito che il posto più sicuro
era dentro di me

Ho mangiato la mia ragazza
per la mia voglia di conoscere a fondo
la verità - a-ah
Ho mangiato la mia ragazza
per contaminare la mia persona
con le sue semplici qualità - qualità a-ah
Volevo solo puntualizzare
che non è bieca gelosia:
con quella ho sempre più o meno convissuto
perché la giudico una debolezza mia.

Mi sono chiesto dove avesse l'anima
e non trovando una risposta
ho pensato "io la mangio
e il mio metabolismo farà il resto".

Ho mangiato la mia ragazza
per la mia voglia di conoscere a fondo
la verità - a-ah
Ho mangiato la mia ragazza
per contaminare la mia persona
con le sue semplici qualità - qualità a-ah

volevo quasi fermarli nell'ambra
ma poi ho capito che il posto più sicuro
era dentro di me

Ho mangiato la mia ragazza
per allargare la mia cultura
inglobando la sua [x2]

p.s. Ho trovato questa versione dell'ex-cantante, ora solista, che ha capito di dovere cantare qualche tono più sotto (anche se non è migliorato troppo...).

14.9.08

Durante

Ricorre oggi l'anniversario della scomparsa, pure avvenuta in tempi ormai lontani, di

Durante (detto Dante) d'Allaghiero

la cui opera ancor muove e diletta.

10.9.08

Fine? [a quanto pare, no]

A quanto sembra, gli sforzi congiunti dello Scienziato Pazzo de' Racconti, di Paolecchiara, di Giaccazaino, di Sephiroth of Squaresoft, di Zagato, e di qualche altro Cattivo-Ma-Molto-Molto, non sono serviti a inficiare la bontà dell'esperimento Cern, cui va il nostro ringraziamento per il fatto che le particelle esistono pur non venendo menzionate nella bibbia (per quanto la "particella di Dio" alluda a gesta in essa narrate).

Dunque, cari amici che non leggete il blog, ritorna a potersi rivelare utile l'ultimo affare intrattenuto dai Tesorieri del Tempietto. Di cosa parlo?

HABEMUS DOMUM

e appena ce ne sarà modo faremo un simpatico festino d'iniziazione. Yuk yuk!!!

9.9.08

Sandrone

Cari amici che non leggete il blog,
vi presento il mio bisquadrisavolavunculopitecognato Sandrone, del cui cognome porto ancora il nome.


L'unico altro superstite lavora a Strozus:


[andate col cursore a min. 2:20]

Comunque, ho idea che nessuno riuscirà a campare più facilmente di questi simpatici micro-porcellini d'India con fattezze mostruose e pressoché inquietanti, che resistono però anche nello spazio più profondo.

8.9.08

Scegliere (non sempre è difficile...)

Se mi chiedessero chi sposerei, tra lei



e la Jelmeeny [spero che così non scovino il post...], sceglierei sicuramente - dopo molto patire per la necessità della mia buona azione - quest'ultima: avrei più possibilità di eliminarla, non c'è dubbio.
Ciellina, bresciana di sangue democristiano (non me ne voglia il fido Gio'), berlusconiana, cretina, bigotta, sfiduciata per inoperosità da presidente del consiglio comunale (e poi va a fare i progetti di legge "per la promozione e l'attuazione del merito nella società, nell'economia e nella pubblica amministrazione"), avvocato (con abilitazione presa a Reggio Calabria), cretina (l'ho già detto?)...
Insomma, la sostituirei - dopo molto patire per la necessità etc. - ai clarinettisti, nella top ten della mia lista nera (o rossa?).

p(ost) p(ost): S'intende che la mia fonte è wikipedia, dunque - diversamente dal sito del Governo della Repubblica Italiana - affidabile.

7.9.08

Pronto Concorso

Istruzioni per il concorso a premi n. 1 del Tempietto di Dro-San:
1. Notare TUTTI gli elementi dell'immagine seguente.
2. Chiedersi dunque: Non sarà che c'è un messaggio dietro?
3. Rispondersi.
4. Inviare la risposta a: Ri-Educational Channel - piazza dei Cavalieri - Livorno (prov. Pisamerda)


Tra coloro che avranno risposto correttamente, verranno estratti 10 fortunati, cui vanno in premio altrettanti kit di salvataggio pieni della nostra più solidale comprensione.
Prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr

6.9.08

Tirar giù i porchi

Esiste in musica la forma del Tema con Variazioni.
E variazioni fa rima con Mosconi.



Grazie.

Ricordiglio 1 - "Fammi dire" di Avitabile

Nell'attesa del buco nero (v. post precedenti), mi sono messo a pensare ad alcune cose antichissime, di quelle che uno si ricorda o perché sono uno stereotipo nei racconti dei propri genitori ("e quando ancora non parlavi bene dicevi piopio"...), oppure perché sono filacci un po' meno lisi degli altri, nel bandolo delle cose importanti. Proprio per ospitare questi fantasmi che talora ammiccano dal profondo apro le porte del Ricordiglio, lo sgabuzzino di Casa Memoria.
Un filaccio dei più sfatti, dei meno eleganti, ma incredibilmente legato a tante giornate remote e, per varie concatenazioni, a gran parte della mia infanzia, è una canzone di un autore molto poco ascoltato ma assai meritevole (anzi: poco ascoltato proprio perché assai meritevole). In verità, la cosa che mi spinge a creare questo post è che, cercando su internet, non ho trovato nessuna trascrizione del testo: ne ho trovate della Llama Song, di Paolaecchiara, di Topo Gigio... ma di trascrizioni delle sue canzoni (di quelle pochissime che mi ricordo) nessuna. Per fortuna ho trovato almeno il video su iutiùb.
Vediamo dunque di rimediare anche a questa mancanza della rete. Avverto solo che non capisco bene le parti in 'inglese' (cioè, la lingua è quella, ma mi sa che la 'pronuncia rock' è un po' alterata rispetto al normale): i volenterosi mettano le integrazioni nei commenti.

Enzo Avitabile - Fammi dire [seconda traccia dell'album Stella dissidente, EMI 1990]



one - two - three - AYE
'ey 'ey 'ey, [ da integrare] scream
[ da integrare]

Vorrei girare il mondo su una cometa,
restare sveglio e non dormire mai,
vorrei fumarmi tutta la Giamaica,
mandare a casa chi non vuol capire...
[ da integrare]

Fammi dire
quello che voglio
fammi fare
quello che sento
I'm a free man
I'm a free man
I'm a free man
I'm a free man

Dipingerei di nero la Casa Bianca,
e toccherei il culo a Lady Thatcher (he he he),
vorrei un luna park nella Nigeria,
telefonare a Dio con un gettone

Fammi dire
quello che voglio
fammi fare
quello che sento
fammi andare
dove mi par
[and a?] scream
voglio alluccà

3.9.08

Fine? [ep. 1]

Non resisto: so che dovrei aspettare un po' ma, tra la fine imminente (?) e il caldo che toglie il sonno, aggiungo anche questo, il mio primo pegno per l'incerto avvenire.

Molti conoscono la Llama Song, anche se alcuni la ricordano come "Canzone del Lama" o "Quella cosa su iutiùb che fa lama lama". Già più ridotto è il numero di quelli che sanno bene il testo. Nessuno, infine, è arrivato a comprenderne il significato profondo (tranne Lui; anche Dio l'aveva capito, ma l'ha dimenticato dopo una colluttazione con Chuck Norris). Hanno anche inventato un emozionante gioco di ruolo legato al "Bacio del Lama".
Nessuno però sembra essersi cimentato con la traduzione in italiano; per meglio dire, chi l'ha fatto non ha prodotto risultati eccezionali. Cerco dunque di rimediare, facendo però presente che non basta l'inglese a tradurre il LLAMA [con pronuncia da esperto di Ippocrate (chi intende...)].
Eccovi dunque un tentativo di traduzione in volgare e in "prosa lievemente ritmica" (secondo la definizione di Ribaldo Din-Don-Ato in Esperienza di Cocomero, pag. di troppo).

Qui c'è un lama, là c'è un lama
ed un piccolo altro lama
lama a ciuffo, lama buffo,
lama lama anatra
lama lama, torta, lama,
pillola mattone patata lama,
lama lama, fungo, lama
lama lama anatra

Un tempo ero una capanna [1],
vivevo in una torta,
ma non sapevo come l'arancia
il rastrello abbatté [2].
Solo da tre anni ero morto
ma raccontò una storia [3]
e ora, bimbo, ascolta
la ringhiera [4].

Hai tu forse visto un lama
baciare il lama a un altro lama?
Il lama di un lama sa di lama, [5]
lama lama anatra.
Mezzo lama, doppio lama,
non un lama - mezzadro - lama,
lama in auto, allarma un lama,
lama lama anatra

E' così che si chiama adesso? [6]
E' tutto così vecchio? [7]
E' fatto di succo di limone? [8]
Pomello, caviglia, raffreddore. [9]
Diventa povero il mio canto, [10]
ho perso la mia buona sorte:
è tempo ormai della pensione
e di diventare un'anatra

[1] lett. "casa sull'albero"
[2] "rastrello" traduce l'ingl. "rake": ci sarà un gioco con il simile "drake", maschio dell'anatra, e con l'arancia che spesso gli fa da contorno?
[3] traduce "but it told a tale": ma chi la raccontò?
[4] o bisognerà intendere "appoggiato alla ringhiera"?
[5] altri traduttori sbagliano nell'interpretare "lama di lama, assaggi (o sapore) di lama". Qua si intende che il lama di un lama, che mai abbiamo visto baciato da un altro lama, porta con sé il sapore del lama. E' questo il riflesso di un'antica teoria che vuole che il lama trasmetta il proprio sapore ad ogni sua parte (compreso il lama).
[6] cosa?
[7] cosa??
[8] il dubbio di tutti (cf. video)
[9] l'autore soffriva di disturbi sinaptici
[10] in effetti...

Fine? [Pilot]

Anche se nessuno sembra preoccuparsene, il prossimo 10 settembre al Cern di Ginevra verrà compiuto un esperimento in cui (ora comincia la parte in cui gli scienziati vomitano uova marce) si cercherà di riprodurre un istante di Big Bang, ovvero di spezzare dei protoni lanciati a velocità folli... Ciò servirebbe a (tentare di) scoprire le meraviglie dell'universo che ancora si celano negli abissi dell'esistenza stessa: il mistero delle dimensioni parallele (molto poco affascinante), quello della gravità (molto più affascinante) e soprattutto quello dei marshmallow (...) potrebbero essere finalmente risolti e illuminare il nostro futuro. Ma forse lo oscureranno: alcuni scienziati (che il Sole24Ore definisce "oscuri" molto democraticamente) hanno fatto appello alla Corte per i Diritti Umani dell'Unione Europea (che è come dire la Commissione Onestà di Montecitorio) perché temono che il buco nero che potrebbe nascere dall'esperimento divori a poco a poco (o velocissimamente, non lo so) il nostro mondo, l'universo e tutti gli idioti che ancora lo abitano. Ora, da un lato sappiamo che è impossibile perché il calendario Maya pone la fine di tutto al 2012; soprattutto, se ci fossero problemi simili, John Titor ci avrebbe già salvati. Inoltre romperemmo le scatole a quelli che devono giungere con i fulmini, "tu sopra tu sotto", "tu bravo tu perfido" etc., e sappiamo bene cosa succede quando loro si incazzano... [diapositiva]
Ma... Poniamo che, per colpa di un esperimento malriuscito, il mondo fosse completamente annientato. L'aspetto che più mi ossessiona di questa ipotesi è che, a differenza che nel caso di un'invasione aliena (peraltro già in corso) - in cui ci sarebbero delle forme di dubbia intelligenza interessate a conservare, per motivi storiografici, i segni della nostra antica presenza - invece in questo caso non avremmo nessuno a cui lasciare alcunché perché non esisterebbe nulla di niente (nuddu 'miscatu cu nnìent∂, verrebbe da dire).
Altra cosa tristissima è che l'esperimento - che, sicuro quanto si vuole, è pur sempre molto rischioso (a quanto pare) - non viene frenato non perché sia ritenuto sicuro al 100%, ma perché è stato finanziato da 20 paesi con 6 miliardi di euro.
Ora, la cosa veramente importante è questa: continuo a cercare casa? Oppure aspetto la distruzione? Poi, cerco di dimagrire o no? Insomma, come si dovrebbero passare i 7 giorni che precedono la possibile ma non sicura fine del mondo? Se fosse sicura, so bene cosa farei (tutto quello che non sto riuscendo a concepire ora, probabilmente). Ma non sapendo se dovrò continuare ad arrovellarmi sulle clausole di un dottorato con sede nello sgabuzzino marcio di un remotissimo fondo della galassia - respir! respir! - e considerando che la galassia stessa potrebbe - come dire? - puff o anche sprzzzichìt e poi basta...

SNS made in China: "This is the idea"

Prima di ricominciare a inventarmi nuove cavolate, vi segnalo questo post della Timpanara nella Foresta Nera. Perlopiù è inquietante, ma ha anche del bucolico.

7.8.08

Che bell'organo, maestro!

Titolo accattivante da porno fascista per il mio diario da Erice, dove Dro-San è eroicamente giunto per assistere a uno dei più bei concerti mai visti...
Ma partiamo insieme a Dro-San che, in un torrido mattino d'agosto, si fa accompagnare a Palermo per prendere il pullman della "Segesta" che fa la tratta da Palermo a Trapani (si noti che da Palermo parte un pullman ogni mezz'ora: non sarà lo stesso, nel percorso inverso...). Il pullman è già dotato di rinfreschi condizionati, e il sedile è comodo, e sull'ipodde è già partita la collezione dei pezzi che verranno suonati la sera... Ma. Alla prima fermata sale un simpatico energumeno tutto fradicio d'estate: fermento delle mie narici. Alla seconda, un ameno vecchietto che si addormenta subito sul sedile dietro il mio: concerto pre-concerto. Ma non lamentiamoci troppo: il viaggio è ancora lungo.
In realtà pensavo di arrivare dopo 10 ore di sfacchinate mostruose - code in autostrada, incendi, supermostrigrecispaziopersiani - e invece dopo un'ora e mezza eravamo già 'n.Tràpani, e il caldo è peggio che di là.
Mi metto ad aspettare sotto il tabellone della SAU, la compagnia che gestisce le linee urbane trapanesi, e dopo vari quarti d'ora arriva il numero 23 (che, come tutti sanno, nella tombola siciliana corrisponde al c***ulo) che porta Dro-San e la sua fida valigetta alle soglie della stazione per ascendere al monte. Dunque biglietto e subito dentro un uovo dei tanti che arrivano, si aprono e ripartono alla volta di un posto talmente antico che per arrivarci è meglio usare la modernissima funivia. Tanto per gradire:

Arrivato quasi in vetta, resto stranamente affascinato dalle tante torri che merlano l'arrivo: certo una è più antica delle altre (la vedete?) e soprattutto non deturpa il paesaggio notturno con cento lucette impertinenti...

... ma dopotutto sono indispensabili. Ah, dimenticavo: giusto per fare onore al post paleografico di Mauro segnalo i simpatici cartelli di avvertenza appiccicati dentro l'uovo:


Le immagini, nell'ordine, significano: non mozzarti una mano, non precipitare, trance mortali, cadaveri occasionali, bowling vietato, abbasso le multinazionali. Ma per alcune persone le immagini possono essere inutili, ergo

Va da sé che il messaggio in braille è esattamente nel punto su cui è vietato appoggiare mani e piedi.
Comunque, Dro-San smonta dall'uovo [allivedelci, amico uovo!] e, dopo avere chiesto informazioni ai locali vecchietti-che-vivono-nelle-stazioni, si dirige - manco a dirlo - verso "Ulisse" in via Santa Lucia (la quale, in una versione ericina del mito, fu accecata dai compagni dell'itacese perché voleva convertirli). La proprietaria, che mi risulta chiamarsi Circe, mi saluta con il cenno di chi sa il fatto suo, e mi manda la nipote ad aprire il portoncino. Apre poi una porta, all'interno, e io mi dico: "Deh, se è nel sottoscala dev'esse pefforza un uffiscio". NONZI: This is my room. My room is under the stairs. Tuttavia è carina, e abbastanza grande (considerato che in realtà è una doppia), e il bagno è ben fatto: insomma, molto molto molto meglio di tanti tre- o quattro-stelle che ho visto all'estero.
Mi preparo per cena e, molto oppoltunamente vestito di maniche lunghe (per il momento non apprezzo, ma apprezzerò), mi dirigo al ristorante. Sulla strada si erge la chiesa di S. Martino, che ospita il festival di cui questo sarà l'ultimo concerto, e che ostenta proprio la bellissima locandina del festival.


Il ristorante, gestito dalla stessa famiglia della pensione, si chiama anche lui Ulisse. Soprattutto, "tutti gli altri fanno schifo": un commento disinteressato, naturalmente, ma che mi convince abbastanza. Né me ne pento, visto che gli strozzapreti [dio benedica questo nome] con vongole e gamberi e il prodigioso dessert al 'bacio di Venere' (una specie di boero con il fuori di cioccolato duro ricoperto di cioccolato caldo, e l'interno di cioccolato molle; ma meno stucchevole di quanto possa sembrare) mi saziano dignitosamente, insieme al caffè che spero mi tenga sveglio durante il concerto per vedere il quale mi sono stancato così tanto.
Parte della stanchezza, dimenticavo di dire, è procurato dall'antico pavimento cittadino (su cui naturalmente non possono marciare pneumatici e porcherie varie) che, tra intercapedini, malte, ciottoli e dissesti, a volte inganna il passo (e ripenso ai meravigliosi aneddoti sulla caduta di Caterina e dei suoi denti per le scale del battistero). Ma è troppo bello, per quanto il sopraggiunto buio non mi permetta molte foto riuscite:

Ovviamente la pendenza è del 50% e io mi sento molto scimmia che risale gli specchi.
Sulla strada per tornare un attimo in camera prima del concerto, mi accorgo che hanno già aperto la vendita dei biglietti: il ridotto è solo per studenti minorenni accompagnati da genitori scompagnati con documentata riduzione dell'udito e carnet di marche da bollo. Quindi prendo un biglietto intero, sorrido e, rileggendo il programma, faccio il famoso ritorno ad Itaca, per uscirne di nuovo a un quarto d'ora dall'inizio del concerto, previsto per le 21.30.
La chiesa di San Martino è stata restaurata da poco e, se il nucleo gotico è stato soppiantato dalla mole rinascimentale e barocca, tuttavia non si ha quell'odioso rigetto di putti e dorami vari; qualche crosta qua e là, ma nel complesso un ambiente molto piacevole. Notare: sono state approntate diverse file di sedie laddove di solito ci sono tristi inginocchiatoi. Se non è un'ossimorica scelta illuminata della curia, mi viene da credere che questo luogo non sia più sede di oltranzismo, e provo piacere a pensare che proprio qui ascolterò un civile suddito di Sua Maestà Beatrice Regina dei Paesi Bassi (che anche il nome del regno...).
Mi metto a sedere, fulmino la finta scema che continua a piazzarmi le scarpe sotto ar.c***ulo (appoggiandole sull'assicella della sedia, già scomoda di suo), e trepido dall'emozione quando vedo un simpatico ometto canuto che affronta il transetto da un'uscita laterale. Ha un frac, il papillon bianco, i gemelli ai polsi, e vari altri orpelli ed ammennicoli che dimostrano il rispetto per un pubblico pur ridottissimo rispetto al suo solito. Si ritira per qualche altro minuto nella stanza dei vip appositamente montata, io continuo a invocare anatemi contro la scema alle mie spalle (e sotto le mie nobili natiche). Infine, Ladies & Gentlemen, vi presento Bob van Asperen.
Lì per lì ho un attimo di panico: so che non può essere così, ma alla luce delle lampade (che sono state velate per avere le luci più soffici: ottima idea) ho l'impressione che, sotto il nero del frac e dei pantaloni, ci siano due terrificanti scarpe marroni con un'ingombrante suola di gomma nera. Più volte tremerò davanti a questa singolare "impressione", ma lui è davvero troppo grande e gli concedo anche il frac ultravioletto, se proprio vuole.
Si arrampica dunque sul seggiolo del claviorgano. Ah, dimenticavo: nell'attesa, ho ammirato questo meraviglioso strumento, che pare essere stato di moda nel primo Settecento, e che è stato restituito al gaudium mundi grazie all'opera dell'organista Enrico Brizi e dell'organaria Pinchi: per informazioni sullo strumento, clicca qui [esempio di funzione poetica del collegamento ipertestuale]. In breve, si tratta di un clavicembalo montato su un organo, con la possibilità - tramite alcune leve - di azionare un sistema di innesti in titanio che uniscono i due strumenti: si può quindi suonare l'organo da solo, il cembalo da solo, ognuno dei due strumenti con la propria tastiera oppure entrambi con un'unica tastiera; il tutto, ovviamente, con la possibilità perpetua del pedale dell'organo e della diversa registrazione di organo e clavicembalo. Insomma: uno strumento TOTALE.
Il primo pezzo è il Ballo del Granduca nella versione di Sweelinck, seguito dalla Pavana Lachrimae: ingresso fiammingo per un musico olandese. Soprattutto il Ballo gode molto delle possibilità del claviorgano: una continua alternanza, ricca di abbellimenti alla van Asperen (cioè briosi e poco invadenti). Dopo l'applauso, l'amico Bob si alza e si profonde in un inchino simpaticissimo, in cui borbotta di continuo una parola che mi sfugge e solleva il sopracciglio. Estrae allora un foglietto di carta da cui legge delle ordinate parole in italiano corrente, per illustrare il pezzo successivo - o, per meglio dire, i pezzi: è la suite xii in do maggiore di Froberger. Spiega che il Lamento per Ferdinando è dopotutto in do, è speranzoso, così come la scala finale è una simbolica scala di Giacobbe; e sempre in materia di simboli, parla dei disegni autografi nel ms. di Froberger, "un rebus" che, opportunamente risolto, illumina il carattere fortemente emblematico delle figurazioni musicali. Meravigliosa, poi, soprattutto la finale sarabanda, glorificata dal suono di questo magnifico strumento. Parla poi un altro po', spiegando che la canzona quarta di Kerll e la Fantasia II di Froberger, entrambe in mi minore, sono il frutto di una "competizione amichevole" fra i due, e precisa che - se le tendenze dei due non sono identiche (Kerll più "ingarbugliato", Froberger più lucido e interessato ai controsoggetti) - tuttavia il concetto di base è lo stesso. Soprattutto Froberger risplende nel salto tra le tastiere, i registri e gli strumenti, e i controsoggetti sono resi in effetti ancora più interessanti. Si passa poi all'Inghilterra di Purcell, di cui vengono suonati "A new Irish Tune or Lilliburlero" (Ground "With him he brings the Partner") e "Sefauchi's farewell" (Ground "Crown the Altar"); soprattutto il primo è riportato a un senso di danza folcloristica, grazie anche all'unione del crepitio del cembalo e di un regale, con l'effetto, si direbbe, di una cornamusa. Di seguito arriva l'anepigrafo "My Lady Careys Dompe": la scelta di farlo perlopiù al liuto del cembalo è esotico e azzeccato. Una primizia, infine, la "Passacaille del Seigr. Louigi", Luigi "Rossi, probabilmente" aggiunge Bob, che evidentemente fa riferimento ad un ms. (quello indicato come ms. Bauyn, nel programma) e alla difficoltà di lettura che presenta; ne sottolinea a voce gli intensi cromatismi all'italiana, tutti esaltati poi con regolarità alla tastiera. Per concludere, la suite in re minore di un altro Louis, il Couperin che gli sta tanto a cuore. Cosa, questa, che si capisce all'istante: il preludio "non mesuré" è di un virtuoso eccezionale; bellissime le danze, alcune meno 'ballate', ma altre - e in particolare le finali "Pastourell" e Chaconne - riuscitissime. Applausi inesauribili (anche se gli zotici in sala, dell'età media di 70 anni di ordinaria ignoranza, anziché richiamarlo con scrosci più intensi, aspettavano che si ripresentasse lui per aumentare il volume...). Il bis è una trascrizione di una cantata di "Giovanni Sebastiano Bach" (come prima Händel era stato presentato prima come George Frideric Handel, con pronuncia inglese, poi come Georg Friedrich Händel, con pronuncia tedesca sottolineata dalla geniale aggiunta "aus Halle"); quale cantata fosse, poi, non l'ho capito (forse la BWV 17 "Wer Dank opfert, der preiset mich"?).
Me ne vado un po' sconsolato per il fatto che non avrò, almeno in questa occasione, la possibilità di mettere mano sul claviorgano, e per il fatto che mi sono perso tutti i concerti precedenti.
Dopo una notte di poco sonno (per il freddo, più che per il caldo) arriva il giorno che scopro essere dedicato a S. Alberto, patrono di Trapani con il magico potere di annullare le corse degli autobus locali: dopo avere recuperato il numero dei taxi presso la stazione di valle della funivia, per fortuna arriva una navetta che mi porta alla fermata della Segesta; bottiglietta d'acqua comprata in un panificio (che l'aura di S. Alberto non ha toccato) e ascesa di fortuna sul pullman. Lì mi pento subito di essermi seduto al mio posto attuale, e dopo un po' me ne allontano, dopo avere ascoltato (malgrado l'ipodde) l'ennesima storia del tipo davanti a me, che stavolta riferiva un ameno scambio di opinioni - tra lui e quella che credo essere stata una prostituta straniera - sul nobile argomento delle grandezze e delle loro unità di misura. Si sente già aria di Palermo.
Ah, a proposito: arrivato al porto, vedo il panfilo del sultano dell'Oman

e penso con orrore all'accattonaggio municipale che si è attivato in questa insignificante occasione. Sì, è proprio l'aria di Palermo - e, soffocando un po', me ne ritorno nella rocca della mafia, pensando all'insegnamento della Klassische Philologie nel sultanato dell'Oman.

6.8.08

Siena, 30 luglio 2008

Non è venuta granché, ma dovrebbe rendere l'idea



Per l'immagine a grandezza reale: 1) cliccare sulla foto; 2) cliccare su "scarica immagine" nella colonna a destra della pagina così aperta (picasa google).

29.7.08

ta-Ta-TAA...



...PA-PAAAAAAAAAAAAAAA

BOM-bom-BOM-bom-BOM-bom-Bom

[da S. Kubrik, 2001: Odissea nello spazio; cf. anche R. Strauss, Also sprach Zarathustra: Einleitung]

13.7.08

Parola di Filippo Bellissima

Dall'enciclica del Sommo del dì 18 d'ottobre, anno 1997:
[si mantengono l'ortografia, la punteggiatura e la lingua del tempo: non ci sono refusi, non di sola stampa almeno]
Ci siamo venuti a trovare improvvisamente tutti ignoranti inconsapevoli, (io fino a ieri), Papi, Re, Presidenti, Ministri, Senatori, Deputati, Cardinali, Gesuiti, Professori, Presidi, Bidelli, Sindaci, Assessori, Consiglieri, Gianni Agnelli, Marzotto, Benetton, preti, carabinieri, poliziotti, vigili, figli, insomma tutti nessun professore ha la titolarità d'insegnare ingnoranza. Va verificato subito! Non devo lasciare scritti alle nuove generazioni, ma il funzionamento per non andare tutto sperduto. I professori che si rifiutano vanno considerati delinguenti e ladri che si fregano gli stipendi pagati dagli studenti! Peggio! Perché trasmettono ignoranza alle nuove generazioni! Questo non deve accadere più! Capito Papa! Presidente della Repubblica Italiana Luigi Scalfaro!
Filippo Bellissima, prega per noi.

11.7.08

Per i poteri conferitimi dalla repubblica delle Banane...

Come la maggior parte di quelli che leggono il blog già sanno, oggi sono diventato dUottore, e le cose, lo ricorderete, si sono svolte in questo modo:



Grazie a tutti quelli che sono intervenuti, ma soprattutto a.

10.7.08

La zanzara attacchina

A un passo dalla laurea che mi porterà via da questa stanza, comincio ad avvertire il dramma di chi perde per sempre cose divenute ovvie. Nel tentativo di preservare un ricordo simpatico, riporto qui di seguito la tenzone che ha avuto luogo sulla porta d'ingresso allo Stanzino di Dro-San (anticamera del Tempietto), su cui già da tempo troneggiavano il "Blanda quies habitet: duri procul este labores" del buon Agnolo e il cartello "Per le signore della Fulgida: Vi prego di tenere chiusa la porta, durante le pulizie, per evitare che entrino le zanzare. Grazie". Cartello naturalmente sempre disatteso. Ma le zanzare, come si sa, popolano anche le Tesi per la Corona di Dro-San. E per l'unione di questi fatti, qualcuno ha appiccicato sulla mia porta la seguente poesiola di Giacomo Lubrano (1619-1693):

Alla zanzara che disturbava l'autore negli studi litterarii [sonetto XXXIX]

Istrice minutissimo, che irriti
sveglie d'Impazienza a l'ore oscure:
punto sol divisibile in punture,
per turbar bisbigliando ozii eruditi:

de la tua tromba a' strepitosi inviti,
dà il Tedio a l'armi, e fumano l'arsure;
e se mai cerca il sonno ombre sicure
gli occhi chiusi ad un vol piangon feriti.

D'importuni susurri atomo vivo,
formi un'Eco di piaghe a chi più tace,
cangiando in strale il sibilo furtivo.

Quanto miseri siam? un suon mordace
c'insanguina i sudori al caldo estivo:
ci ruba un schizzo d'Essere la Pace.

Cosa potevo fare io, non conoscendo l'autore né sapendo come contattarlo? Ho risposto alla 'provocazione' con un foglietto (giallo) attaccato alla porta, su cui avevo scritto:

A col..i che del carme onorommi

Virtute ch'a ogni ingegno vigoria
per l'ozio de li studi attesi infonde,
e paga dell'oblivio Ritrosia
rampollan de la mano tua, se d'onde

io pur ignoro, amico over graziosa
fanciulla de le lettere lettrice,
strenna cotal promani dilettosa
che lubrico poeta inventa e dice.

Ma già l'animo mio l'affetto incende
di quella soavitate, che sì rara
volle all'uscio tetro apriche ammende

fornir, giungendo in guisa di zanzara
che il guiderdon scarlatto al buio prende
esatta e mai per lume si dichiara.

Pisis 13.IV.2008

La cosa si è conclusa con un'ulteriore affissione alla porta - questa volta per mezzo non di normale scotch (quello che, con binomio nazionalista, viene chiamato "nastro adesivo" all'Albero Azzurro) ma dell'etichetta adesiva di un pacchetto di fazzolettini di carta - di un testo, stavolta originale, dell'anonimo attacchino (anche questo dattiloscritto, e quindi non sottoponibile alle mie note virtù di paleografo). Questo il testo:

Amico, ch'al Lubran in versi rendi
la pariglia, non dei temer l'offesa
d'animi grevi, spirti cupi, orrendi
lacci, fu ingenuo scherzo, gioco, lesa

maestà non fu certo. Strano mi par
che fastidioso ti fia l'agro
esserin, che delle tue veglie è compar [sic: 12 syll.],
prince d'un testo sì caro - pur magro...

Perdona i miei versi, vacui, modesti:
terrò le tue rime a ricordo, belle
davvero; terrò anche - sì - celato

chi del gesto l'autore sia stato.
Non cercare, ti prego, fra le stelle
(o le stalle) un nome - pace ti resti.

Ho apprezzato molto lo scambio, già per il tono giustamente ammezzato fra serio e faceto, ma anche perché suppongo venisse da 'animo amico', di chiunque esso sia.
Sarà poi un ricordo un po' "ab-Normal", ma è pur sempre un ricordo. E soprattutto non coincide col facocero che abita nella stanza di sopra...

9.7.08

L'Accademia del Falqui - 1

Oggi, nella mia sovrana ignoranza, mi sono impressionato davanti alla parola coventrizzato che il mio Ferreo relatore ha scritto in un'email. Ho dunque cercato negli Atti del devoto Oly, che così recitano sotto la voce coventrizzare:
v. tr., non com. [lo puoi dire forte ndr]: Distruggere completamente, radere al suolo con bombardamenti aerei. - Dal ted. koventrisieren [non è uno scherzo ndr], con riferimento ai bombardamenti a tappeto effettuati dalla Luftwaffe sulla città industriale inglese di Coventry nel 1940, nel corso dei quali la città fu quasi rasa al suolo in due giorni || 1942 [= prima attestazione ndr].
Il verbo era detto di una persona...

I più fortunati ricorderanno che il mitico Psilvi (dal gr. psylbioi, "scienziati") coniò, per l'arte di edificare torrette medievali su un piano di gioco opportunamente imposto sul tavolino dell'aula colazioni del Timpano, la parola castellize (pron. 'kastəlaız).

7.7.08

Lesson 1: The elephant is under the table

Dunque: ognuno di noi ha le sue aspirazioni, ognuno di noi vede il mondo dal suo invalicabile castello, ognuno di noi spera in un mondo confezionato a sua immagine. Per tutti gli altri c'è mastercard... ma non solo (tante grazie, Natura):

4.7.08

Sana e robusta Costituzione

Il sito di Repubblica ha pubblicato (e, così facendo, sostenuto) un appello contro le leggi-vergogna. Io l'ho firmato, per quanto, a mio parere, una legge votata in Parlamento non sia mai vergognosa, se quel Parlamento è stato legittimamente eletto dal popolo. Al limite, dunque, è il popolo ad essere vergognoso. Perché allora l'ho firmato? Ho trovato la risposta in Quelo, e la riporto.
Si potrebbe dire che la Costituzione è il potere del popolo che parla di sé. Si potrebbe dunque dire che quel popolo che si è dato la Costituzione ha ormai raggiunto un livello culturale tale da consentirgli di parlare di sé e autoregolarsi ed espletare la propria sovrana autorità. Allora mi chiedo: che diritto hanno dei Costituzionalisti [sottolineo la C maiuscola] di rinfacciare al popolo, nella persona di Silvio Berlusconi e dei suoi [sottolineo "suoi"] ministri, che sta facendo qualcosa di sbagliato? Poiché - mi pare - chi parla della Costituzione dall'esterno, chi ne fa un oggetto di studio, non può che ritenersi avulso dallo stesso popolo che è invece rappresentato dalle cariche che agiscono proprio in virtù della Carta, che è essa stessa il popolo.
Si può fare lo stesso discorso al contrario: perché mai uno dovrebbe protestare contro una cosa ritenuta "contro il popolo", quando è esattamente il popolo ad averla fatta, e ad avere tutti i diritti di fare, all'interno dei propri confini, ogni qualsivoglia cosa, anche contro i propri interessi?
Mi rispondo questo: che in un territorio nazionale (o almeno nel nostro) non c'è un solo popolo, ma è propriamente "popolo" solo quello che viene rappresentato in Parlamento e/o dalle cariche maggiori. Si direbbe quindi che c'è un popolo di maggioranza e uno o più popoli di minoranza, cui appartengono (con eventuali suddivisioni) tutti quelli che non fanno parte del primo.
Ma a questo punto mi chiedo: la democrazia cosa prevede? Che vinca il popolo di maggioranza, sempre e comunque, o che - laddove ci siano conflitti tra popolo di maggioranza e popoli di minoranza - anche questi ultimi possano legittimamente vincere? Purtroppo la risposta è scritta nella Carta che il popolo si è dato: vince la maggioranza. Mi chiedo allora se non abbiano ragione quanti dicono (anche se partendo da ben diverse premesse) che la nostra Carta Costituzionale è vecchia e va aggiornata, e mi rispondo senza nessunissima ombra di dubbio che sì, la Costituzione va cambiata. In che senso?
La Costituzione non ha (non ha più) influenza diretta sui diritti civili come la libertà personale e la libertà dello studio ecc., dal momento che essi sono tutelati a livello internazionale dalle varie Carte dei Diritti. Né si può pensare che la Costituzione abbia influenza sul corso politico del Paese, dal momento che esso non è, in generale, influenzato dalle leggi costituzionali più di quanto lo indirizzino le leggi internazionali (che vietano dittature e quant'altro).
Cosa resta, dunque, solamente della Costituzione? Cos'è che distingue la Costituzione della Repubblica Italiana da ogni altra Carta? Ma è esattamente questo: è la "Costituzione della Repubblica Italiana" e in quanto tale ha diritto a imporre i dettagli, a spennellare il mosaico politico e culturale dell'intero mondo in quel remoto ma precisissimo angolo che coincide con il suolo della Repubblica Italiana, della quale definisce con esattezza i modi e l'identità.
Ha dunque il diritto di imporre la presenza di un Presidente della Repubblica con determinati poteri (che in altri stati in cui vige la stessa cultura dei diritti possono spettare ad altre figure), un Consiglio dei Ministri ecc. Ma soprattutto impone che "la sovranità è del popolo". Ma chi è questo popolo?
Dicevo sopra che credo esistano più popoli, nel suolo italiano, talmente diversi da essere (come suggerirebbe La Palice) diversi, quindi da trattare in modo diverso. E la Costituzione è assente in questo: non suggerisce chi, in caso di contesa, possa avere più diritto a vincere, poiché attribuisce il potere al generico popolo, prevedendo che esso sia maggioritariamente a favore di se stesso. Ma il presupposto è sbagliato: un popolo, come qualunque organismo, favorisce se stesso solo se ha cognizione di esistere, e il popolo italiano non possiede questa cognizione. Il popolo italiano non sa ancora (o vorrei dire non sa più) di essere un popolo. Infatti, il popolo di maggioranza è un popolo fattizio, di quelli che si riuniscono per un caso che ha ammassato sullo stesso fronte decine e decine e decine di anime senza alcuna connessione. Il popolo italiano non è un concerto: è la fila davanti al bus che tutti prendono per scendere a fermate diverse. Molti scenderanno ad una stessa fermata, ma altri andranno oltre, verso la periferia o anche fuori città, venendo dimenticati nello stesso momento in cui quei "molti" sono già scesi per rintanarsi nel quartiere che, a loro insaputa, li ospita tutti.
La Costituzione non fa questo: non fa in modo che il popolo italiano si ricordi di esistere ben oltre la casuale convivenza nello stesso quartiere, che porta per forza di cose molte persone, ignare le une delle altre, a scegliere come rappresentante al comune uno del loro stesso rione, a sua volta ignaro dell'identità di chi lo elegge. La Costituzione, in poche parole, viene a mancare sul punto per lei fondamentale: il popolo italiano non esiste, e quindi la Costituzione stessa non esiste.
Abbiamo però dimenticato anche noi, anche se solo per un momento, il popolo di minoranza. Può essere un grumo di popoli, al plurale, ma immaginiamo che si tratti di un gruppo compatto, di un unico popolo. Allora c'è la possibilità, se non di riconoscere un popolo italiano, almeno il famoso popolo di maggioranza che pare presupposto dalla Costituzione: il popolo di maggioranza è esattamente quello che non coincide con il popolo di minoranza. La Costituzione viene dunque resuscitata, insieme al popolo di cui essa stessa è il cuore, viene riattivata, insieme ai nervi che la animano, proprio da quella ganga, quell'appendice inerte, quel residuo evolutivo che importa proprio perché la sua inerzia permette di verificare l'energia, la sua anoressia il rigoglio della maggioranza.
Si dia però il caso che la parte inerte, per un motivo qualsiasi, voglia fare gli interessi della parte maggioritaria, la parte che (al momento) ha il dominio dell'organismo "suolo nazionale" (dove il "suolo" è tanto concreto quanto metaforico). Mettiamo anche che il popolo maggioritario rifiuti questo consiglio proveniente dalla parte inerte, che esso voglia (deliberatamente o no) prestarsi alla morte? Non è, badiamo bene, come l'eutanasia: l'eutanasia può coinvolgere certo altre persone oltre a quella che decide (e decide, appunto, quindi delibera, è consapevole) di morire, ma non incide sul loro diritto a continuare la propria vita. Qui stiamo parlando d'altro: la parte maggioritaria può decidere di morire, ma ciò impone che anche la parte inerte muoia senza possibilità di appello. E' giusto questo?
Secondo me no. Ma vi spiego perché. Da piccolo ricordo benissimo che alle elementari capitava spesso che i miei compagni facessero casino durante la prima parte della giornata, e che questo portasse le maestre (le "educatrici" come si dovrebbe dire e, soprattutto, auspicare) a dire: "oggi nessuno farà ricreazione, così imparate tutti a comportarvi come si deve". E ricordo che io, in una di queste occasioni, obiettai: "Ma allora a cosa serve che io finora mi sia comportato bene?". Potremmo trasferire la cosa al popolo di minoranza e dire: perché questa minoranza, che pure cerca di fare sopravvivere degnamente sì se stessa ma anche la maggioranza, non dovrebbe essere lasciata libera di svolgere ciò che permette il proseguimento della situazione in cui è permesso decidere, fosse anche decidere di autodistruggersi?
La Costituzione manca in questo: manca nell'indicare la possibilità che essa stessa, cioè il popolo (di maggioranza), possa essere redarguita, possa essere opposta a se stessa perché essa stessa sussista (nonostante l'orribile allitterazione che questa situazione produce). Manca nell'indicare che esiste qualcosa, al di là del popolo stesso, che tutela il popolo dall'autodistruzione.
Cos'è la cosa, dunque, che manca nella Costituzione e che ne garantirebbe - se solo la si lasciasse susisstere - la sopravvivenza? Cos'è il 'benefico cancro' che inoculato nei gangli della Costituzione le permetterebbe di decidere di se stessa con consapevolezza? Cos'è, in una parola, la garanzia per l'esistenza di un popolo italiano consapevole di se stesso?
Questa cosa, secondo me, è l'etica. Non quella del fruttivendolo che non dà un solo grammo di verdura in meno, né quella di un colpevole qualsiasi che ammette di essere appunto colpevole. L'etica è il pacchetto biologico che preserva la conservazione delle leggi, è il collante del popolo, di qualsivoglia popolo. Essa non si aggiunge al popolo, ma ne è la madre, e non c'è popolo (veramente tale) che non sia figlio di etica, non c'è relazione tra popoli che non sia relazione tra etiche, non esiste garanzia che non sia etica. [eviterò di contraddire la liceità della falsa-etica, vale a dire p. es. della bio-etica di stampo binettiano: non è di questo che parlo per ora]
Nel nostro caso cosa farebbe questa coltura in provetta? Cosa farebbe, aggiungiamo, se la Costituzione le permettesse di ammantarla dall'alto? Direbbe: tu, o popolo, sei te stesso solo se mi permetti di informarti, altrimenti non esisti. E tu - rivolgendosi al popolo di minoranza - sei te stesso solo se esiste la maggioranza. In una parola (o quasi): l'etica è la base della concordia, nel senso che solo l'etica permette l'esistenza stessa dei popoli, proprio perché ne è la madre, e non si dà generazione senza madre. E se a invocarne l'aiuto non è il popolo di maggioranza, bensì il popolo di minoranza, chi l'avrà vinta? Bisognerà dire che il popolo di maggioranza vince sempre, oppure che il popolo di minoranza può decidere anche per la maggioranza? Ma abbiamo già detto che, se l'etica è invocata dal solo popolo di minoranza, e se il popolo di maggioranza la rifiuta, perché possano continuare a esistere entrambi deve vincere il popolo di minoranza.
Quindi la Costituzione, per concludere, manca in questo: non ammette la possibilità che l'etica provenga non da quella parte di persone, residenti in uno stesso suolo nazionale, che si riuniscono in un popolo-maggioranza, ma piuttosto da quelle altre che, dopotutto nello stesso suolo nazionale, costituiscono il popolo-minoranza. La Costituzione, praticamente, non permette che nessuno, a parte il popolo-maggioranza, decida di Lei, di se stesso, e di tutte le minoranze.
E' questa democrazia o no? Secondo me, sì: la democrazia - per come si è configurata - è esattamente la condizione in cui, se un popolo esiste in quanto gruppo consapevole, allora esso si autopreserva perché ha facoltà di farlo, ma, se un popolo esiste in quanto gruppo casuale, allora esso può anche autodistruggersi perché ha facoltà di farlo.
Ma con la garanzia dell'etica questa situazione muta: la democrazia diventa quella forma non di sovranità, bensì di auto-sovranità, in cui la parte più attenta all'autoconservazione della Costituzione vince, in cui la parte che invoca l'etica e se ne fa veicolo vince su tutto, anche sulle decisioni proprie della Costituzione e di ciò che la rappresenta.
E l'etica di cui parlo, tanto per intenderci, consiste nella legge: "nessuno può decidere di uccidere se stesso o di farsi del male, se questo comporta che parti senza facoltà di decidere patiscano la stessa sorte". O si potrebbe dire: "l'ordinamento repubblicano non è sovvertibile", cioè non è sovvertibile la condizione in cui ogni cosa, salvo la propria libertà personale, appartiene a tutti e per questo non può essere uccisa, laddove quella stessa "ogni cosa" garantisca la vita di tutti.
E' questo che la Costituzione non fa: non riconosce la repubblica, che pure è il belletto di cui si fa più vanto. La Costituzione dà per scontato che tutto continui a esistere anche senza linfa. La Costituzione, per come è conciata ora, permette che Berlusconi venga eletto a suo Presidente, che colui, anzi coloro, per meglio dire, che rosicchiano le linfe del suo corpo arrivino fino ai suoi centri vitali, spegnendola. La Costituzione non fa in modo che la sovranità resti di sua esclusiva pertinenza. La Costituzione non pone limiti a se stessa, e in ciò fa bene se non per il punto che riguarda l'etica: l'etica, che ancora una volta sostengo essere quella cosa che impedisce ad uno di uccidere se stesso se questo comporta l'uccisione di altri, deve vincere sulla legge, se questa legge è il cancro di se stessa.
Allora ritorno all'appello: che diritto ho io, appartenente al popolo di minoranza (o in qualche modo io stesso come unitario popolo di minoranza), di firmare un appello che, di fatto, va contro la Costituzione? un appello che, di fatto, va contro le decisioni raccolte nel fertile bacino della Costituzione? Il diritto è fornito da questo: l'appello è stato firmato da molte altre persone, da molti altri popoli-minoranza, che non si riuniscono - pur diversi - per un puro caso, ma che si riconoscono nell'etica della salvaguardia comune, si riconoscono come vasi periferici del cuore pulsante della Costituzione. E' la consapevolezza comune, la consapevolezza dell'etica comune, a rendere questi vari popoli-minoranza un unico popolo-minoranza tale da opporsi al popolo-maggioranza. E, se vale il discorso fatto sopra, è questa risultanza di tanti cittadini diversi, ma tutti accomunati dalla fede nell'etica, a dovere decidere della Costituzione, che essa voglia o no. In che modo la Costituzione può accettare questa situazione? Sciogliendo la propria concretezza, sciogliendo il proprio Governo e il proprio Parlamento, decidendo autonomamente di beccarsi una benefica febbre guaritrice, un'irregolarità fisiologica che però assesti la sua prospettiva di vita.
Deliro forse? Ma soprattutto: è forse dato sperare di sopravvivere? Perché purtroppo non esiste garanzia per questa speranza. L'unica cosa che resta da fare è acchiappare l'ultimo brandello di vita e tentare in ogni modo di rinfacciarlo all'auto-cancro che è il Governo, e quindi il popolo stesso. Fare ogni cosa, dal firmare appelli sul sito di un giornale che largamente ha contribuito all'ascesa di Berlusconi, al gridare le più sante bestemmie dalla Torre della Ragione, per salvare se stessi e anche i figli dei nemici.

Deliro forse?

edito tanto per aggiungere che questo politichetto da quattro soldi non rappresenta affatto l'etica di cui parlo sopra, bensì una parte scissionista del popolo della maggioranza, che abbiamo dichiarato essere senza etica (chi era che diceva che era lecito votare solo o lui o quell'altro?).

2.7.08

Sant' Ankais di Lourdes, prega per noi

Finalmente, a soli 9 (?) giorni dalla data comunicata per via ufficiosa tra i cassonetti del basso Bronx, sono lieto di annunciare a tutti voi (che peraltro lo sapete già, o immaginari miei amici) che


edit: Grazie a Sant'Apì Samer-Dah (beato berbero-labronico, ex-bestemmiatore della curva nord) ho saputo che l'appello è alle 09.00 in dipartimento.

29.6.08

Sognando Pisa [sic!]

Grazie, o patria dei miei avi, perché:
- ho aspettato la valigia per 20 minuti, dopo avere atteso 15 minuti che un bus venisse a recuperarci dall'aereo;
- ho avuto nel frattempo la piacevole, profumata, esile, silenziosa compagnia dei tuoi figli;
- il clima è così simpatico;
- sono stato svegliato alle 04.50 dal canto forsennato di un gallo;
- sono stato svegliato di nuovo alle 07.00 dall'alborata di san Pietro e Paolo;
- il cielo è pieno di nuvole e domani voglio (=volevo) andare a mare.
Grazie di cuore.