Il principale merito di questo film è avermi fornito l'immaginazione di chi fuma una canna, cosa che mi è preclusa per il mio incrollabile perbenismo da bambinetti [di cui
mostro una
diapositiva].
Vi dico dunque qualcosa, nel modo più trash che mi riesh.
La storia prende avvio da quando
Leonida viene forgiato nella forza maschia di Sparta, città terrificante e circondata da monti diroccati con lupi grossissimi con gli occhi laser. S'odono talora
kitharai elettriche. Poi arriva il messaggero dei Persiani e Leonida lo caccia con un calcio sul petto dentro all'imbuto dietro il suo palazzo (su Rieducational Channel).
Poi c'è Leonida che si arrampica su un picco e va da questi lebbrosi prezzolati, gli efori, che - leccando il corpo di una vergine in delirio - traggono il vaticinio che Sparta non deve combattere (poi, dopo che Leonida è sceso, compare Terone, subdolo arrivista che, in compagnia di un altro emissario persiano, corrompe le delicate anime degli efori, che sono avvolti in sudari).
Allora Leonida se ne frega e con uno stratagemma va contro i Persiani con 300 uomini [bellissimo, se non addirittura didascalico, il momento in cui la bellissima moglie gli dice: "Spartano, torna con il tuo scudo o sopra d'esso". Leonida la guarda e pensa "Ma che.vvole 'st'artra?" e sorridendo incerto se ne va].
Arrivati alle Termopili, Leonida incontra Gollum (che in questo film si chiama Efialte) e gli impedisce di combattere, perché è un tappo e non riesce a coprire il suo compagno col suo scudo. Allora Gollum se ne va biascicando le sue maledizioni in dialetto beotico ("Pagherànno kàro, pagherànno toûtto").
A questo punto succede di tutto, e mi perdonerete le troppe connessioni logiche: scimmie birillo, frustatori mongoli, rinoceronti bardati (sì con plurimi corni seghettati, ma abbattuti da un'unica lancia, una delle tante che gli ignudi spartiati si erano portati da Sparta, una delle millemila lance), maschere lanciagranate (le granate persiane sono molto oppoltunamente ospitate dentro
aryballoi con miccia), mostri schifosi sbranagente, elefanti che volano in mare, un altro mostro con le chele usato per decapitare i generali fallimentari, sangue che eiacula ad ogni fendente degli Immortali, travestiti da pantomimi giapponesi (cosa evidenziata dalla mossa dei
gemelli Derrick che alcuni di loro conoscono).
Passiamo però ai personaggi meno realistici.
Gli spartiati sono tutti bellissimi, culturisti, biondi, con gli occhi verdi (i glaucopidi spartiati, si diceva un tempo).
Serse è ugualmente "bello": un negrone di 2 metri, lascivetto e adorno di piercing (due sulla guancia destra, uno sulla fronte, tanti nelle orecchie ecc.) e collane masai, che accarezza (da dietro) le spalle di Leonida sussurrandogli "inginocchiati davanti a me". Ma Leonida non ci sta. E allora Serse lo minaccia dicendo che distruggerà tutte le pergamene [sì, amici, le pergamene del 480 a.C.] degli storici greci, e se ne va indignato. Ricomparirà più tardi come corruttore di Gollum (che gli vende gli spartani in cambio di un'uniforme), guardandolo compiaciuto come una vecchietta americana che vede l'arresto di un no-global.
La bellissima "regina" (ovviamente nessuna menzione di diarchia e balle varie), con un soave piglio sessantottino, rinfaccia ai "Consiglieri" che sono mosci, e uccide Terone sussurandogli le stesse parole che le aveva sussurrato lui quando gli si offrì in cambio dell'alleanza in consiglio (ovviamente sfumata). La moglie e il figlio di Leonida non hanno nome nel film: probabilmente, morto Leonida, saranno finiti a fare simpatiche serie tv per le emittenti bielorusse.
Dulcis in fundo (o
fundissimo), l'eloquio di Leonida: "una nuova era è iniziata", "spartani preparate la colazione, e mangiate tanto, perché stasera ceneremo [urlo che non capisco, credo sia: nell'Ade]", e "riscattiamo il mondo dal misticismo e dalla tirannia" (pronunciato prima di lanciare la lancia che infila i piercing sulla faccia di Serse, strappandoglieli, con lui che comincia a piangere).
Ora, a parte tutto, non è che mi aspettassi la ricostruzione storica della battaglia delle Termopili. Il film è tratto da un
graphic novel, come Sin City. Il problema è che se l'eroismo può essere riassunto, in un fumetto, da una serie di vignette più o meno probabili, più o meno 'gonfiate', invece un film non può vivere solo di questo. Manca una ragione, manca tutto perché uno si possa godere le quasi due ore senza sbadigliare o ridere o pensare "ma non è andata così". Si noti anche che il regista ha consultato fior fior di professori per ottenere una certa
veridicità storica: ma, a parte le frasette da sussidiario, quasi nessun dettaglio è credibile. Intendiamoci: non volevo il dettaglio delle navi persiane, ma almeno evitare di sentire spartani che dicono "siamo contro la schiavitù", "gli ateniesi fanno schifo perché vanno con i bambini" (vd. già le critiche nel link di poco fa) oppure la parola "pergamene". Cioè quelle cose che a saperle uno le cura storicamente, a non saperle no: non basta leggere un libro su Sparta e credere di potere ricostruire il mondo greco. E, soprattutto, basare probabilmente, su questa pretesa veridicità, la conoscenza che di tutta la storia greca (mille!) avrà il pubblico medio statunitense nei prossimi decenni.
Insomma, ora ordino il fumetto.