Dicono di GZ

23.12.08

Natale e Bello [sick]

Caro Babbo Pratale,
mi hanno appena consegnato un bigliettino, e io te lo giro perché sei tanto buono e soffice.
Non so chi fossero quei tipi dall'inquietante e serafico risolino, ma mi hanno cambiato la vita da così a così [da 180 gradi a 182,7 gradi].
Ecco il bigliettino, con i migliori auguri e i migliori conati tipografici, indicati con "[sick]" tranne che nel caso degli apostrofi. A proposito, dimenticavo: il titolo della poesia contenuta nel bigliettino (opera di Tiana G. Zeta-Apollonii) è "L'apostrofo erratico".

L'apostrofo erratico

Ogni anno pien' di luci le nostre stanze.
Intorno al Vitell' d'oro giriamo in danze.
Le pance son piene, ne abbiamo a sufficienza.
Natale è bello, noi amiamo le usanze.

Regaliamo e doniamo, chissà perché.
Chi conosce il ver' amore e dove è?
Niente da dare, il nostro cuor e [sick] privo.
Che voul' [sick] dir' che Dio ci ama e che Gesù è vivo?

Tutto sembra assurdo, tutto è cosi svelto.
ogni anno lo stesso, senza saper' perchè l'abbiamo scelto.
Niente si cambierà, perchè non abbiam' mai tempo.
Neanche a natale - passiamo un breve tempo di raccoglimento.

Resta solo da chiederci: perché tutta questa festa?
Chi è Gesù e dopo la fine, a noi, che ci resta?
Ma non ci pensiamo, a noi ci bastano le luci, da mangiare e i regali!
E i cuori vuoti - Come bello è il natale!

In calce al bigliettino:
Cari lettori vi auguriamo BUON NATALE. Se ti interessa cose [sick] il vero natale, visita il sito diobuono.it. Ci troverai buone [sick] filmati, interventi e notizie. Ti piacerà senz'altro.

Non posso che unirmi, cari lettori, nell'augurio di buon Pratale, con la più fervida speranza che i vostri parenti non abbiano a godere delle vostre sconfitte a Tombola (tm), "il gioco più spumeggiante della stagione" (The Jaccazine).

5.12.08

Ambrogio de' Bolcioni

Salendo sul treno (verso un'inutile perdita di tempo) e cominciando a cercare un posto vuoto, mi sono tornati in mente i versi dell'unico sonetto superstite di Ambrogio de' Bolcioni, vissuto in Ripa d'Arno per troppo tempo e aduso ai lunghi viaggi. Ve li mostro in editio princeps.

Cercando dell'umane genti il vuoto -
se per cittadi o pur in carovane
che ' crinali ascendan tra le lontane
plaghe - ché solitario ondeggi al Noto

del faticoso petto il pio vessillo,
consunsi in cerca misera liete ore,
sì come stolto prova a cavar fiore
(s'anco Efesto) di diamante o berillo.

Fugge il tempo, e ammantasi, e il cerchi indarno
frugando il viver tetro al fioco aprire
dell'ispida caligo in lume scarno,

ché pare ancor di meno trasparire.
Sicché la vita manda in ventre d'Arno
o godi tu del correr et fuggire.


Chi vi ricorda la figura del tempo che si ammanta e sfugzge?