Dicono di GZ

8.6.09

Susan Boyle è Calderoli (sic)

Mi sono accorto troppo tardi di non essere il primo ad addivenire a questa verità infinita (tra i vari, sito1 e sito2), ma pazienza: i miei accostamenti sono molto più rivelatori!












4.6.09

Tardells - una prece.

IN TARDELLIAM ALBIONIVAGAM


Tranciando come il fil d'una alabarda
le cuoglia di colui che il passo affretti
dinanzi lei, degli umili la farda
massima, s'affrange ella tra ' deschetti

pescando delle lettere la feccia: 5
commentator che ' còmmata commenti
di lui che di Beatrice sol la treccia
poté odorar. Né pure i suoi lamenti

deterrono d'Albione il biondo Adone
che infino al Tanaìs turbidolento 10
ritrasse la pestifera studiosa.

Ma il stilo inveterato, la sugosa
nozion del sartoriale abbinamento,
la soave aviditate, che ad ogni eone

compensa la pigione 15
dell'umile magione, i veron belli
di donna Bertoncina, i pii castelli

che presto, ahimè, Tardelli
tardando il cuor di noi che pur l'amiamo
sollecita abbandonerà. Piangiamo! 20
Girozzo Cartelli

7 lui] colui codd.
10 Tanaìs] Tamesìs recc., sed facilius

© Il Tempietto di Dro-San 2009

4.5.09

Il Kiwi (volatile, frutto, e volatile-frutto)

Questa foto sconvolgente:



Un imprenditore neozelandese avrebbe comprato questo frutto all'asta (sì, è stata fatta un'asta) per 400$, e soprattutto si chiama Mike Pero (senza accento, con il nome di un altro frutto).
Soprattutto, poi, si è conservato il seguente sonetto di Girozzo Cartelli:

metro: Sonetto caudato con schema Girozzesco, detto anche "giro di rime" (ABBA CDDC EFE FEF FGG GHH)

Tra 'l gorgo del creato un dì garrivi
e dei celesti armenti sospirando
miravi il volo a te precluso - blando
troppo dell'ali il tuo remeggio, Kiwi.

Così che sulla terra alato stavi:
se mai si fosse in ciel mutata lege,
dell'aquile bassetto e scarno rege
te profetavi. E ormai sempre tra gli avi

ristai che s'involarono dal mondo.
Dispiacquesi Natura che la trottola
sì dilettevol, balocco sì tondo

fuggisse il die; e in guisa della nottola,
cavò l'eterno forcipe un secondo
kiwi, che egualmente irto s'appallottola.

Né pensi udire frottola,
chi sappia che dell'uccelletto brutto
e pur di quel che 'l nome torse in frutto,

ritruova in uno tutto
allor che al nome e alle sembianze sue,
e al frutto, frutto è erede d'amendue.
© Il Tempietto di Dro-San, 2009

28.4.09

La carpa di guardia

"Arrivo in questo posto, ambiente straniero ma perlopiù italofoni. Bisogna percorrere in macchina un viottolo molto poco rassicurante, che parte da una specie di statale in mezzo alle campagne, e costeggia dall'alto un fiume non troppo torbido e verdastro. Il sentiero (concepito evidentemente per essere sorvolato) è cosparso di anfore, quali più grosse quali più ridotte o fatte a pezzi e ammassate lì per dove la nostra macchina (sono con mio padre, insolita visione) deve farsi strada. Mi sorprendo perché non odo rumore di coccio durante il percorso, che non dura più di un minuto o due. Appena arrivato capisco che l'onirisi è una sanatoria per tutti i piani che a uno venga in mente di costruire. Si giunge infatti a una specie di cottage pluridimensionale, dotato di bizzarrie edili difficilmente riproducibili, che ospita in alcune zone delle mucche marroni (quasi tutte stanno mangiando). Ma la cosa più orribile è che da alcune pozzette oblunghe (sembrano legate al fiume sottostante, ma non si capisce bene in che modalità geofisica) sgorgano delle grossissime, immense carpe da guardia, una cosa da Miyazaki preso in ostaggio da Freddy Kroeger. Pare poi che in effetti esistano delle carpe gigantesche, ma perché lo sapevo?"
Ecco uno dei tanti poteri che le allergie stagionali - inculcate ieri sera nel mio petto i(n)spirato dal fortissimo vento impollinatore - mi conferiscono: amplificare le usuali cazzate in grandi, gigantesche, strepitose cazzate. Anche quello di scattare diapositive ai miei sogni:


La carpa di guardia © SLB

2.4.09

Sete - no, forse anche oto.

Perché sono così assetato? Capisco in estate, capisco quando la palestra scarcerava il mio corpo dalla fitta tenebra di putredine in cui ormai si è sprofondato, un lapillo di placente innervate di nero, un baluginio solforoso di amebiformifarmicidiosincrinaturaleatramb-------
-Non ho più il polso! -Presto, smontate la rotula, mettetela in aceto, fatto?, appiccate incendi ai precordi del tempo, gracchiate l'urlo del polipo, collezionate bestie--- -MA DOTTORE?! MA LEI E'---
-BWAHAHAHAHAHAHghgzhgzhgzzzzzgzgzgz

Torno d'altro canto da una giornata pazzesca dove prima una filigrana e poi un masso continuo mi hanno sospinto e accaldato verso la stazione, da cui è partito un treno finito giusto nel mio lettino, dove ho poltrito sonnacchioso fino alle cinque (lat. quinque, osc. pimp, umbr. cagnettappuà). Bevendo nei momenti di veglia, s'intende. Poi non c'è stato molto più, ma prima c'era stato un seminario prospettico sugli epigrammi inscritti dalle lumache sulle prime verze nei campi bulgari quando il sole crolla dalla carretta e dissemina sapienza sul grumo di mondo che popoliamo insieme a molti altri animali, piante e cantanti lirici. La sera prima è stata molto prospettica verso il seminario, invece, e il sonno era lungi da venire. Prima ancora c'era stata la creazione dei ghiacci, delle meduse e dei cantanti lirici. Dopo il seminario (Camps avrà difficoltà a capire l'ordinamento cronologico di questi fatti realmente avvenuti) c'è stata l'impotenza, un piattino di pasta e sconcerto raccolto per strada e colato sul bavero, prima di un concerto di cui abbiamo una diapositiva: tschik - prrrrrrt - tschak - tschuess! Ebbene quella che abbiamo concordato (io, Dro, e lui, -San) essere una fagiana forse frocia di caucciù vulcanizzato, le zampine ciondolanti come Uri Chechi (!) sull'immane ferraglia arrugginita di questo Ottocento-un-po'-per-farlo, un musicale, tecnicissimo (gli rendo il giusto merito), ripetutissimo predicozzo postmoderno, Basta, per favore, basta, sei bravissimo, è vero, ma c'è un corteggio di servetti senza ironia che ti accompagna, basta con questo suonare purulento, e tu sì sei bravo, sei addirittura una secchia marcida, ma ora BBasta!
Domansera c'è invece lo Stabat Mater di Pergolesi, sperando di non farmi masticare gli stivali un'altra volta. Tschuess!

20.3.09

Piatto Rikko

Questo va registrato. E' il parto monogemellare di un nuovo film di Dro-Sofila con la partecipazione di Albero di Pratale:

PIATTO RIKKO

E' la storia vera (di poco falsa) della Maschieri, nota corrispondente estera, che arriva al suo posto di lavoro - è un'ordinaria giornata piovosa pisana wewantyou piena di jointhearmy nuvole - come sempre alle 10.30, in attesa della pausa caffè delle 10.45, solitamente dedicata all'attesa delle 10.30 del giorno dopo. Ma non oggi. Ebbene, quel giorno (oggi) la Maschieri trova un pacco, nessun mittente, nessun pacco ma solo un contenuto: è la Rikko, sminuzzata in cubetti avvolti ognuno in pellicola trasparente, con un cartiglio che recita soltanto "Ti abbiamo mandato un allegato.RTF". La Maschieri non sa che pesci prendere (è già scesa al mercato ittico, siamo oltre le 10.45), si decide per un pettine di mare e le vengono in mente tutti i nodi che ineriscono allo smembramento, forse non casuale, della Rikko. Ha dunque inizio la cerca, battaglie di mille maniere contro orsi bruni e panda, manieri di mille battaglie subbaqque, informazioni deviate, strabismo mediatico, anche ottemperanza amicale però, per capire chi ha impagliato la Rikko nel cellofanne. E d'improvviso la luce: la Maschieri è appena entrata in ufficio e ha mosso l'interruttore, intuendo finalmente chi ha trafugato la vita di Rikko trasformandola in coriandoli di carne e allegati. "HO CAPITO CHI E' L'ALLEGATORE". Peccato che anche l'Allegatore, che è Automatico, avesse appena intuito di essere stato scoperto dalla Maschieri, che fa appena in tempo a guardare l'avversario negli occhi plumbei di vera cattiveria, e a recitare un'ultima arringa di morte "Già 15 questa settimana, già 15, troppi!". Il triste epilogo vede la Maschieri affettata in tanti piccoli pezzettini (il tailleur rossonerogiallo è un po' qua un po' là, ma un po' anche costì) e confezionata in un pacco senza mittente, spedito in prestito interbibliotecario all'Università dell'Uganda - Sezione Cannibali, dove si perse ogni contezza delle verità che portarono Rikko e Maschieri a condividere il triste fato di un'affrancatura.

17.3.09

La diffusione mediatica di GZ

Ho deciso che per un po' (come si sarà già capito) non aggiornerò il blog: avere degli amici in carne ed ossa a cui raccontare cose (idiozie, nella maggior parte delle mie manifestazioni) e scàip per parlare con una certa apecchia che ronza lontano, mi distoglie dal bisogno di questo telematico feticcio di comunicazione. MA QUESTO E' TROPPO BELLO:

GIACCAZAINO TORNA DI MODA ANCHE SU REPUBBLICA
perché lui sa come muoversi nel maremagnum dell'idiotamento, perché è un boa che ingoia pallette di creduloneria e le risputa in faccia al primo malcapitato, abbacinandolo di fascino pirlesco.

24.2.09

S'i' fossi acqua, idraulico

La mia bambina con le palle in mano (Usbergo Sabàto)

Tra tante paccottiglie che s'ammirano a Pisa
io ben so, deh, a quale posso il mio box-doccia assomigliare.
Certo alla schiuma, alla nerastra schiuma
che dal tubo discorre;
alla scia di polvere di mattonella sgretolata
ch'esce bianca e bordeaux dal muro,
e il piede dissemina;
a dei grumi, insensibili grumi di silicone,
che si fanno e disfanno tra le mani.
E ad altre cose ostili e ingombranti.

Questo più o meno il resoconto da Ca' Somaicy Strindjamow, dove il box doccia ha smesso d'essere (una prece) e verrà presto sostituito da quello nuovo che io avevo chiesto all'Idraulico, che l'Idraulico aveva chiesto al Mandrillo, che il Mandrillo aveva chiesto alla Vacca (una prece), che al mercato (forse quello dell'usato) compra i pezzi di ricambio. Dunque ho sprecato ore (potrei dire giorni, visto che si tratta di diverse ore in diversi giorni) a sgrassare silicone e a cercare docce per alluvionati... per nulla. GraZie amica esistenza, ti sono sempre troppo grato.
In compenso ho un'immagine meno stereotipata dell'Idraulico. Ha solo due telefoni, uno per la moglie (e il mondo legato a sua moglie) e l'altro per "le donne". A quest'ultimo telefono hanno chiamato:
1. "Quella che lì la tua amica... Sì però stavolta dille che... Sì, appunto, basta col divano, se c'è su' ma'... ecco, dille che si faccia a letto".
2. "Oh ma 'un.zo se ti reggo... magari sci si vede in albergo... via, vedrò di mangia' po'o, artrimenti m'addormento... ma.tte.ssei brava?".
Dulcis in fundo, "deh, scusami santo per le selefonase, ma deh, l'idrauli'o ha.dda.ffa'.ll'idrauli'o". E se solo sapesse quanto è difficile trascrivere foneticamente anche il raddoppiamento, eviterebbe certo di fare simili telefonate.
In compenso ora il gas funziona senza minacciare l'esplosione, l'acqua scorre, la mattonella non attenta ai tessuti del mio piede e la doccia... Ah la doccia, quell'unico ritaglio di intimità (oddio, lessico giornalistico) nella congerie settimanale di vuoti e pieni (pheeew, dislessico dro-san). Se sapeste com'è difficile lavarsi senza doccia, com'è difficile addirittura farsi una doccia senza la doccia, allora mi avreste tutti (???) invitato a delordarmi a casa vostra (merito glorioso a Contessa e Tardells).
Ora mi toccherà pulire ciuccio intorno a me, e prego sant'Eufemia di non farsi bestemmiare troppo, oggi.
Stasera mi godrò il sonno dei giusti dopo essere andato alla festa dei Paryah, festa mascherata (ma non è stipendiata come invece questa). Non so ancora bene se e, in second'ordine, da cosa mi travestirò: il vestito da Sabina, la Secchia Rapita, non può venire alla luce, perché richiede troppo lavoro; Grazia Molta, Salacadula e Signora Vomito restano tra le cose più probabili (posta la parrucca come essenziale per tutte, dovrei trovare nell'ordine: un serto di narcisi, OR un complesso di inferiorità realizzato, OR un fisico decadente; a quel punto il gioco è fatto).
Finiamo ridendo (ora pro nobis). Un idraulico viene in casa e dice: "Finisco domani". BWAHAHAHAHAHAHA
[ngz] Ebbene sì amici (???), non finirà mai, perché l'idraulico è consustangziale a ciò che non nomino per paura della folgore assassina e vertiginosa della notte salsa e tafferuglinosa che GZ e Karnival mi preparano.

22.2.09

Pizza e silicone dentro me

Dunque, mi sono licenziato. È andata in questo modo.
Sceso dal mio ovulo spaziale, ho incontrato il Gerarca Bionico Cattivissimo, che ha tentato di incenerirmi con il Prin-Laser (arma superfiga con fasci di luce, "ma è più fascio che luce"); io l'ho evitato e ho risposto a suon di Richard-2726 (la pistola in dotazione alle Forze del Mistero Misterioso), canticchiando anche, per rilassarmi e prendere meglio la mira; il Gerarca e i suoi scagnozzi giacciono quindi sconfitti nel funesto e tartareo (pieno di grazia) carcere della Sede Nuova della Sovrintendenza, dove il Re Sexties (il cui nome muove dalla reiterazione delle regali funzioni) irrora graziosamente di armonia le genti che sono sue.
Passiamo alla Realtà dei Fatti, mia nota nemica. Dopo lo sgrasso del silicone, la mia doccia è ancora un disassemblato gruppo di piani, alcuni più vitrei, altri più oblunghi e dealbati, come se fossero i passanti di una doccia appena smontata. In breve: per non Puzzare (
Puzzare is a registered mark of Scientists & Co.) mi sono lavato a pezzi, a moltissimi pezzi in verità, per preparare il mio ingresso nelle vesti di palazzo. Le quali comprendevano una ciopa di amaranto d'Anatolia e perfilo d'oro; e, in alternativa a questa, il seguente apparato:

- giacca verde spigata [nota linguistica: dopo avere detto "spigato" per anni, il commesso di un qualche negozio ha chiamato la mia giacca "spinata", e io mi sono detto: devo avere frainteso io, pensando che il disegno di cui si parla fosse più simile all'andamento di una spiga che a quello, che so?, di una spina di pesce. Ok, allora d'ora in poi dirò "spinato": per fortuna mi sono ricordato dell'esistenza di alcune cose cartacee (elenco telefonico, dizionario, agenda cartacea) di cui almeno una (gli Atti dei SS. Devoto e Oli) potevano rivelarmi l'arcano. Quindi ritorno alla retta via, maledicendo le occasioni in cui ho dato agio ad alcuno di dubitare del mio italiano];
- sottogiacca beige;
- camicia bianca;
- cravatta verde intonata alla giacca ("c'è tanta grazia", pare abbia detto qualcuno), annodata con uno half-Windsor che, durante l'intreccio, ha potuto giovarsi di un'unica mano, mentre l'altra aiutava via sms la versione del fratello di una certa persona che gli aveva dato il mio numero sbagliando le ultime cifre (la sintassi ricorda la difficoltà del mezzo Windsor: mamma quanta grazia...);
- jeans neri;
- scarpe nere;
- sciarpa verde/beige;
- giaccone marrone;
- anche, all'occorrenza, guanti marroni.

Ovviamente, tutto questo non sarebbe mai servito, se non si fosse trattato di un'occasione molto seria, austera quasi, ammantata di probità accademica e distacco scientifico, davanti allo scranno equissimo del Giudizio Fededegno che mai prima d'allora aveva conosciuto il Giudicando. Ometterò quindi i dettagli dello svolgimento, per giungere ai pasticcini che hanno allietato discorsi della serie: "Quando ho ospiti stranieri, per fargli vedere il meglio di Pisa, li porto a Lucca", o "I pisani ti fanno credere che quello che hanno in negozio è non solo il meglio, ma anche il solo che esista, come la maglia fiorata che volevano darmi per le righe verticali dei pantaloni" etc. Però, lazzi a parte, devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso dell'interesse che una volta ogni quindici anni riesco a sortire nei miei Uditori.
Il pomeriggio è volato in: sgrassaggio di silicone (sì, amici tutti - ??? - continua la Saga), sfogliatura (o sfogliamento, neutro exstante) del catalogo dei dipinti attribuiti (anche malamente) a Lucas Cranach, delizia all'ascolto di Monteverdi Mika e RenatoZero, rivestizione galante dopo la mise desiliconante.
La sera è passata in compagnia di Tardells, Albero, Contessa, Aureus, Handrea, Gio', e delle pizze della Tombola a. T. [avanti il Tribunale]. Bisogna ammettere a nostro disdoro che loro si sono trattenute in nostra compagnia - posso dirlo con certezza almeno di Deliziosa, la mia accompagnatrice gocciolante di Fromages no. 4, porcini e salame piccante - molto più di quanto noi le abbiamo degnate del nostro tocco impudente: ne sento ancora l'inebriante profumo, una presenza quasi incrollabile.
La compagnia più sveglia (che tanto per intenderci comprendeva me...) si è recata da Tardells a giocare a Trivial Pursuit Genius [Genius è un marchio registrato di SNS & Assegnists] con il risultato che io e Tardells facevamo squadra contro Contessa, Aureus e Albero, che - non c'era bisogno di aggiungerlo - hanno vinto. La tarda senescenza che ormai accompagna Tardells da lunghe generazioni, e che ha visto me come suo più recente (dodicenne) accolito, mi ha fatto rischiare che il rientro sotto il gong fisiologico dell'una passata mi facesse stramazzare su una delle limpide vie di Pisamerda; ma Dro-San ce l'ha fatta, ha raggiunto Kasomow tra lo strenuo battagliare contro Sbadigli, Autospegnimenti e Onìrisi - finché l'amato talamo non l'ha recato in quel paese dove il Sogno è tanto vero che Bolzy può offrire carne di vipistrello a colui che n'è così ghiotto.
Post Scriptum: stamanimattina doveva venire l'idraulico (che fa un lavoro migliore dell'accademico di merda o della crusca) a reinstallare il non-box doccia nel suo tracciato, "ma deh, c'ho un'urgianza improrogabile" e quindi vado alla magione di Contessa/Tardells a rimuovermi di dosso il silicone.
Mi scuso inoltre per avere usato come titolo del post quello della canzone che ha vinto a Sanremo.

20.2.09

Narratologicamente back

Incredibile dictu (è un peone primo con spondeo, c'è tanta grazia tra gli uomini), ma eccomi di nuovo per voi (???) di rientro dal gennaio-febbraio più freddo degli ultimi anni. Quante novità ha da raccontarvi Dro-San, vi chiederete voi (???). Ebbene, amici miei, ne ha - come dire? -
Come prima cosa (ma verrebbe per ultima in quanto ultima, ma prima perché permette di scrivere di tutto dal primo all'ultimo, poiché pur venendo per ultima è prima per importanza) ho smesso di prendere gli anti-cerebroidi. Poi, è stato attivata la linea telefonica + adsl che mi dà voce sul mondo (grazie Infostrada). Ora a Ca' Somaicy-Strindjamow internet è ciuccio intorno a me.
La vicenda picaresca più recente è la rottura di un treno (ma molti, molti più zeby) e il conseguente ritardo in conservatorio, dove attendo alla preparazione di toccate, sonate, crostate, giraffe (trova l'intruso); il PRIN e la cotutela want-to-be con Harvard sono una simpatica divagazione nello stornello del "casacolazione - dlin dlon dlan - qualcosadiimpegnativomainutile - dariudlòn - casadormire", che canticchio (perlopiù in fa maggiore) allegramente ogni giorno, facendolo iniziare tipicamente con un episodio di Tsubasa Chronicles ed estinguendolo in uno di Dexter o Heroes; la parte più 'erotica' (che culoz) è la dismissione del trauma da doccia collettiva, che ha inaugurato la mia tormentata relazione con Pale Strazza (remotissima parente di una nota grecista); oggi ho anche scoperto che è preferibile sgrassare una pentola dopo il discioglimento al suo interno della mucca che fa la panna della mensa, che togliere il silicone dal seno di Ca' Somaicy-Strindjamow (henceforth Kasomow), quell'orribile bagnetto pulito ma orribile dove il box doccia è stato appena sostituito da un non-box doccia, le cui spoglie devono essere spurgate del troppo silicone (e ovviamente, amici tutti, toccherà al prode Dro-San sodomizzarsi con pezzi di doccia decostruita); l'incontro con un aiutante del protagonista (tale Filiberto Chili, chiamato Mike) ha segnato l'inizio della gloria--- BWAHAHAHA (con quanti HA si dovrà scrivere?).
Ma anche tante altre cose: il mio nuovo iMac (DLON), con il nuovo copriletto per il divanetto da cui guardo, solo soletto, le mie serie preferite, nella stanza dei libri, con le tende colorate e tanta carta, tantissima carta; i nuovi pezzi che sto studiando (il Rutto in mi bellomolle di Puglio Giangileo, la Solfa di Zacuncé, etc.); i molti progetti avviati (pace nel mondo, flirt con Anastacia, scambio di rotule con estraneo al buio di camera blindata in motel subacqueo, il De culice di Bembo, etc.); i nuovi piatti sperimentati (mannagg, 0 a 1 per la Realtà dei Fatti); i dubbi su chi mi è amico; la certezza su chi mi manca e su quanto, e su quanto spero che non debba mancarmi mai più nel futuro; la bustina di cremini perugina (DLON) che ormai sono finiti, e quindi finisco.
Ah, domattina (che tra qualche minuto diventerà "stamattina", o "tra qualche ora", o "minchia che sonno") mi licenzio, con la speranza di trovare un lavoro migliore: magari come orafo, vacanziere scambista, affittacasupole, limatore di carapaci, autiere, smaltatore di draghi di porcellana, osannatore di elefanti, groupie, cocco di zio e zia, affibbiastivali, traduttore di lingue morte, scopritore di manoscritti, studiatore di cavalieri, adescatore di zanzare. A PROPOSITO, HO APPENA AMMAZZATO UNA ZANZARA CON LA FORZA DI GRAVITA' DI UN CALZINO, ripeto non con il Bechamel no. 5 che inde promanava, bensì con il peso, ma al contrario, perché era sul tetto, ma allora siamo sicuri che era il peso e non piuttosto il tanfo? Ma le zanzare respirano? E non si strozzano mentre puppano il sangue e respirano, pure? E chi le manda in casa a spiarci? Che c'è, uno che le infila in casa mentre entri e si nasconde, così poi non lo vedi, e lui sogghigna e se ne infischia del fair play perché lui è un badass e ne sa troppo di anfibologie? Infilatori di Zganzare, su Sco-Ri-Educational Channel (il Canale di chi ha troppa nostalgia dell'infanzia, della satira, dell'amicizia).

15.1.09

Canto do Uomo Talpa

Contemplando con l'olfatto questo simpatico (?) uomo talpa che trucida carta e, fingendo di "leggere" (vorreste chiamarlo "leggere"???) articoli sulla fu Diana (pron. Dai-a-na) e sulla geopolitica di Andromeda, distilla tutta la lettura in un concentrato schifido e malversatorio, poiché egli rappresenta GZ in aula fermi - e io penso dolcemente: Avada Kedavra. Invece al Carrefurre è rappresentato dalla vecchina che blocca il passaggio alla cassa dei 10 pezzi oppure ti rubacchia dal carrello mentre fai la coda, e alla fine ti resta solo disperazione. Anzi, "alla fine resteranno soltanto parole d'amore" diceva il Nome Cognome (Pino Daniele, ordinate come volete) in una celebre introduzione. E' sempre lui ad avermi allietato stamani in treno (andavo alla lezione di Masso Continuo) con questa carola:



Canto Do Mar
Figli della Luna, di una strana magia
figli della storia vera
dello sbarco in Normandia
Figli di uno stereo sul Mediterraneo
figli di qualcosa che è arrivata da lontano
da lontano
Canto canto canto do mar
canto canto do mar
canto canto do mar
Muovete muovete mo viene appriesso a me
muovete muovete mo e' ghiamme.
Muovete muovete mo.
Sorge la città sotto i piedi del Vulcano
sono stati i saraceni o i greci
un padre marziano e gli alleati
che ci hanno liberati che ci hanno liberati
Canto canto canto do mar
Simme nate nuje
figli del duemila generazione
anti fascista e dinto 'e vene o sanghe misto
Canto canto canto do mar
canto canto do mar
canto canto do mar
Tiene a mente
'o mare accummencia addò
'a terra farnesce
ll'uommune capisce ll'uommene cunosce
si nun è sanghe allora è
ll'acqua ca ll'aunisce
Sud sud sud sud chi songo io
che ne saccio
addò venimmo 'e che culore
tengo 'a faccia
chi sparte ll'uommene vò
sanghe o vò sudore
nun ne vulimmo pecchè a nuje
ce abbasta 'o mare.
Canto canto canto do mar
canto canto do mar
canto canto do mar
Tornano i bastimenti,
tosse a Madonna,
'o borgo marinaro
'a 167, e comme' è amaro
je stò de casa 'a Giugliano
faciteme passa', c'aggia parla' cu Bassolino
faciteme passa'. Dicitancelle vuje
ca' l'aria nun è cchiu fresca
voglio vede' nu film
con Totò e Peppino
voglio vede' nu film.
E nun t'abbasta ancora
Tornano i bastimenti,
tosse a Madonna,
'o borgo marinaro
'a 167, e comme' è amaro
Faciteme passa'
c'aggia parla' cu Bassolino
Aggia piglia' 'o 140
pe' vede' 'o mare
Me fa male 'a capa
pure a me
me fa male 'a capa pure 'a me.

[ Canto Do Mar Lyrics on http://www.lyricsmania.com/ ]

E infine, .

11.1.09

Ritorno al futuro

Ebbene sì, ritorno al futuro --- A proposito, io non sono mai riuscito a capire se "ritorno" sia una prima persona verbale ("io ritorno al futuro") o se sia un nome ("il ritorno al futuro"). Probabilmente la seconda è più probabile, ma la prima ha quel fascino dell'ambiguità tra verbo e nome, che è simile a quella tra cosa e cosazione, tra atto e potengza.
Dicevo, ritorno al futuro --- "ritornerò"?
Va bene, la smetto. E' questo rientro a Pisa, in terra di associazioni mentali che non posso permettermi a casa (non le capirebbero) e che in genere non devo permettermi nella vita (le capirebbero, e io ne patirei le conseguenze).
Il viaggio è stato preparato da diverse profezie: quella dell'iris al forno (chi non sa cos'è non merita di saperlo) collosa e poco ripiena di ricotta, che preannunciava una cosa bella fuori ma deludente all'interno, come un'avvenente iris al forno senza ricotta o un'altra cosa bella fuori ma deludente. Poi la strada che sembrava libera, e lo era, ma in realtà nascondeva un brulichio di macchine pronte a tagliare la strada e ritardare il viaggio (o anticiparne un altro ben più lungo). Insomma: la coda all'aeroporto è stata velocissima, anche il check-in (a parte un paio di maglioncini da emendare all'eccessivo peso del bagaglio: io "ma tanto me li porto sull'aereo" e lei "va bene"). L'imbarco immediato, dopo un metal detector salva-tempo. Tutti sull'aereo senza navetta, trovo subito il posto. Cosa significavano le profezie?
Passano 10 minuti di attesa, di quelle che tutti sanno che qualcosa non va ma è meglio non rivelarselo, e il comandante dice "Mancano 3 passeggeri". E noi "grazie, 3 passeggeri". I primi 2 (tabbozzi e spocchiosamente imbarazzati) arrivano qualche minuto prima dell'orario previsto per il decollo (cioè 20 minuti dopo la chiamata per l'imbarco!) e tutti ad applaudire con ferocia. Il terzo viene annunciato dal fine ciambellano (un mio connazionale) che urla "Seeee, giuggiullò!" o una cosa simile, quale che fosse il nomignolo destinato a sembrare cinese o giapponese (tipo ju ju lo). Infatti si trattava di un omino asiatico (credo coreano) che tutto paonazzo - aveva imbarcato cose che non poteva, quindi aveva dovuto svuotare, spiegare, reimbarcare, salire e patire la gogna - continuava a farfugliare "dis-pya-che, dis-pya-che".
Comunque siamo arrivati sotto il sole, e questo è quello che conta. In casa c'era Dafare Lepulizie, e c'è ancora, tutto avvolto nella sua maestosa pertinacia a gettarmi polvere e detriti in faccia. "Ma io dovevo suonare", gli dico io, e lui non mi risponde, perché lui è in realtà quello a cui dedico il boxz nel blog e che in realtà odio, perché sottrae progettualità al mio tempo.
E ora vommene a letto.

8.1.09

Auguri ™

Cari lettori (???),
buon anno. Questo è l'anno dell'Acquario, e in particolare di chi è nato nella prima decade (dice che Giove va da Acquario e gli dice ammiccando: "Ci facciamo un bicchier d'acqua?" e l'arguto Acquario risponde: "Speriamo d'un trovàcci ir.Pesce..."). Insomma: YA-HOOOOOO!!! Dovrei poter realizzare il famoso augurio™ che profetizzava:
Gli obiettivi saranno mete, i sogni conquiste, i desideri realtà---
In effetti, il mio primo desiderio, il più tormentato, il più voluto-che-si-realizzasse, il più primo, si è reificato: in alto trovate un box (per intercessione delle Venerande B. & A. Trice-Laizz) con le citazioni da testi famosi che si sono occupati di GZ. E lo regalo a tutti voi, augurandovi™ buona Pasqua.